Nel giardino dell’Edin
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
In-A-Gadda-Da-Vida cantavano gli Iron Butterfly nel 1968. Nel giardino dell’Edin si inizia a cantare a Roma, oggi. L’intro musicale si è iniziato a sentire un anno fa con il gol vittoria, alla seconda giornata, contro la Juventus. Poi il silenzio di un 45 giri che suona su un giradischi dalla puntina scheggiata. Un melodia potenzialmente bella, ma stonata. Fin da Pinzolo il sentore era che la musica fosse cambiata. Un pre-season all’insegna del gol, mancava la prova del nove delle partite ufficiali. 5 gare di Serie A: 4 gol, 1 assist, 2 rigori procurati. 1 gol ogni 134’ contro i 244’ della scorsa stagione. 4 gol contro gli 8 totali. I numeri non mentono mai. Il giardino dell’Edin finora è il prato dello stadio Olimpico. In casa, si sente più libero e fiducioso, con i suoi tifosi che tra una critica, più per il potenziale inespresso che per gli errori veri e propri sotto porta, non mancano mai di sostenerlo, e lui ha risposto sempre presente. Adesso deve circoscrivere il proprio territorio di caccia, riducendo i confini del proprio giardino all’area di rigore avversaria. Qui deve fare il salto di qualità, per lui e per la Roma, tirando fuori quella ferocia, quella voglia di far gol che ancora non riesce a emergere. Iron Butterfly, dicevamo, il concetto dev’essere questo: abbinare le sue movenze leggiadre, stilose al pragmatismo della lega metallica rude. Un po’ la trasformazione che fece Ibrahimovic appena arrivato in Italia. Strano a dirsi, visto che vox-populi ha sempre inteso Dzeko come la nemesi di Totti e/o viceversa, ma il capitano giallorosso si sta dimostrando il miglior alleato del numero 9. Le loro combo con il 10 che imbecca Dzeko in profondità bucano le difese avversarie come poche altre giocate in casa Roma. Il giardino degli altri è sempre più verde: Higuain, Icardi, Milik, Bacca, Belotti, Immobile, Kalinic, Pavoletti. Nel giardino dell’Edin, la Roma può trovare il suo paradiso.