Non infangate il ricordo di Franco Sensi
Avevamo pensato tutti che fosse il giorno decisivo. Quello in cui, per intenderci, l'As Roma sarebbe passata nelle mani di Unicredit. Così non è stato. Sin dalle prime ore del mattino, attraverso le radio, ho percepito l'aria di attesa, fremito e paura che pian piano si stava diffondendo in tutti i cuori romanisti. Finirà qui la presidenza Sensi? In che mani finiremo? Arriverà chi ci farà vincere?Tutti questi interrogativi non hanno trovato, almeno per oggi e almeno ufficialmente, ancora nessuna risposta.
Vorrei soffermarmi a commentare uno striscione apparso all'esterno dello studio del prof. Ruperto per sottolinearne la mancanza di buongusto. Finalmente i finti perbenisti, che dopo la morte di Franco Sensi osannarono volutamente lo stesso con il solo scopo di denigrare la figlia subentrante, sono (ri)usciti allo scoperto. Sì, loro. Gli stessi personaggi che lo attaccarono spudoratamente - e senza un minimo di riconoscenza - anche l'anno dopo uno scudetto atteso diciotto - lunghissimi - anni. Gli stessi che "Cragnotti sì che è un presidente".
Liberissimi di criticare l'attuale gestione societaria guidata da Rosella (su cui però ho già avuto modo di esporre le mie perplessità riguardo tale critica), non credo oggettivamente si possa - libri di storia romanista alla mano - infamare così ignobilmente la figura e il ricordo di uno dei due presidenti giallorossi più importanti dal 1927 ad oggi. "17 anni di bugie" sono, probabilmente, quelle raccontate a se stessi pur di non riconoscere la grandezza di un uomo - pianto ancora oggi da tutti - che ha depauperato il proprio patrimonio per renderci (e rendersi) felici. Guardate quel tricolore e chiudete gli occhi.
No, al vile attacco a Franco Sensi non ci sto.
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