Non sarà una Roma per vecchi
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
C'è da dire che rispetto alla passata stagione la situazione è nettamente migliorata. Un anno fa di questi tempi si era fuori da tutto, con una classifica compromessa dalla fine gestione Garcia, una querelle interna Totti-Spalletti che aveva stancato già prima di iniziare e un DS che ormai aveva rassegnato le proprie dimissioni. Siamo a fine marzo e sportivamente parlando la Roma è seconda in Serie A, ancora con mezzo piede in Tim Cup (già un netto passo in avanti rispetto all'eliminazione con lo Spezia). Quello che non è cambiato però è la solita aria di polemica intorno al mister e le pendenze legate al futuro. Il punto fermo è lo stadio. Lo abbiamo capito ormai da diverso tempo, quando verrà messa la prima pietra, non sarà soltanto di un impianto, ma sarà le fondamenta di una AS Roma solida nel tempo. Tutto ruota intorno a questo. Da sempre la conditio sine qua non del presidente Pallotta. Tutto giusto. C'è però l'aspetto sportivo. È bello sognare scudetti, coppe, si gioca per vincere non per partecipare se non vinci da tanto tempo come i giallorossi. Vincere però non sempre significa alzare un trofeo. La vittoria in casa Roma è il raggiungimento di un traguardo: quel secondo posto che garantisce 40 milioni dalla Champions League (basta leggere l'ultima semestrale per capire la differenza con l'Europa League). Non solo. I rinnovi di Manolas, Nainggolan, Strootman, De Rossi, Totti, Spalletti. Tutto passa da lì. La critica è che, nonostante i miglioramenti sportivi rispetto a un anno fa, c'è quella sensazione che si debba ricominciare da capo nuovamente. Una sorta di tela di Penelope da tessere e disfare in attesa della costruzione del nuovo stadio. Ecco dunque pronto un nuovo DS (Monchi?), l'incognita sul mister che verrà e il nuovo progetto giovani da abbinare al sistema Money-ball per la valutazione dei giocatori da innestare in rosa. "Abbiamo molti giocatori in giro per l’Italia. Proseguiremo con il programma sui giovani", Pallotta; "Se si vuole percorrere la strada dei giovani bisogna smettere di pensare alla vittoria", Spalletti. "Non esistono giovani, esistono buoni o cattivi giocatori" dichiarò Sabatini ai suoi albori dell'avventura Roma. Giustissimo, basta fare il confronto Gerson-Marquinhos. Il nocciolo della questione è: largo ai giovani significa tornare ai tempi di Luis Enrique-Zeman cioè indietro di 5 anni, ricominciando con una squadra stabile e dei conti che fanno meno paura, oppure affiancare giovani di qualità, già rodati nel nostro campionato come Pellegrini, Kessié per fare due nomi su tutti, da integrare all'ossatura della di livello della squadra, senza sacrificare in estate il solito pezzo da 30-40 milioni? Interrogativi da sosta nazionali, in attesa del rush finale che deciderà il prossimo futuro della squadra. Quant’è bella giovinezza, che non vince tuttavia, chi vuol esser lieto sia, di doman unica certezza: non sarà una Roma per vecchi.