O squilibrio, o squilibrio: c'è un'altra strada?
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
José Mourinho è un tecnico che in carriera ha spesso vissuto di squilibri: memorabili sono diverse partite da lui vinte, anche a Roma, rimontando con un numero irreale di attaccanti negli undici in campo, altrettanto memorabili, anche solo perché più vicine nel tempo, sono state le quattro gare che hanno preceduto quelle di questa sera, con cinque difensori, due centrocampisti non certo offensivi e i tre davanti a fare il lavoro offensivo di tutti.
Un sistema che aveva funzionato, proteggendo i difensori centrali che tante volte hanno commesso errori individuali e protetto a sua volta dalle dichiarazioni del portoghese, che ha dato meriti ai vari avversari sistematicamente avanti nel possesso palla (ma indietro, o al massimo pari, nel punteggio), e parlando anche di “sei attaccanti” in conferenza stampa. Uno squilibrio che funziona quando, appunto, non commetti errori: la topica di Karsdorp nel primo tempo ha fatto sì che quello squilibrio avesse poco senso, e la mancanza di un piano B che preveda altro ha fatto il resto.
O meglio, la mancanza di un piano B che non fosse creare un nuovo squilibrio, con tre punte vere in campo, Pellegrini (ormai trequartista di professione) in mediana e i due laterali che da quinti difensori sono diventate ali aggiunte. Più Zalewski, perché altro in panchina (quasi) non c’era più e questa è senz’altro un’attenuante, perché questa era una Roma nata con i famigerati Fab Four, e invece adesso ha solo tre di questi quattro e non per scelta, come altrimenti sarebbe stato anche auspicabile. Risultato: altro errore individuale, spazi lasciati in abbondanza senza rendersi pericolosi e punteggio pesante con cui si ritorna a Roma a preparare l’esordio in Europa League, oltre ovviamente alla testa della classifica persa.
In queste cinque partite abbiamo dunque visto chiaramente pro e contro di una scelta che va oltre i numeri del modulo: alla Dacia Arena sono chiaramente emersi i secondi e oggi è complicato pensare che questi alla lunga non possano pesare più di quanto possano fare i primi, che gli errori avversari e i calci d’angolo a favore possano sempre essere più degli errori dei romanisti e delle belle giocate o letture altrui. Una sconfitta porta sempre 0 punti e aumenta il veleno di cui fino adesso ci si era dimenticati il sapore; la speranza è che possa essere educativa, sia che si decida di insistere su questa strada, sia che invece si pensi di intraprenderne un’altra.