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Occhio a Ranieri. Vucinic, fischi ingrati...

di Emanuele Melfi

Un pareggio che lascia poco spazio alle interpretazioni. La Roma stecca la prima con il Cesena e fa notizia. Indubbiamente i giallorossi potevano e dovevano fare di più contro i bianconeri venuti all'Olimpico con poche speranze di uscirne illesi. Ficcadenti è stato bravo e fortunato a chiudere tutti gli spazi agli uomini di Ranieri, costretti ad un lungo e sterile fraseggio. La sfortuna si è rivelata una componente importante nello zero a zero finale e non possiamo non riconoscere la grande serata di Antonioli che - a quarantuno anni suonati - è riuscito a fermare gente del calibro di Vucinic, Totti e Menez. Questa Roma è forte, ha personalità ed ha un capitano in forma straordinaria a cui è mancato solo l'acuto finale per sfoderare una prestazione davvero perfetta. Il montenegrino è ancora lontano dalla forma migliore, e si vede, ma i fischi (pochi per la verità) dopo una delle tante occasioni mancate sono stati ingrati. Il nostro numero 9 si è portato la Roma sulle spalle per buona parte della stagione scorsa trascinandola, con i suoi 14 gol verso uno scudetto sfiorato. Un po' di riconoscenza.

Non mi piacciono, e lo dico apertamente, alcune voci che iniziano ad aleggiare attorno al nostro mister: Ranieri ha ampiamente dimostrato di essere l'uomo giusto per questa Roma. La conferenza stampa di sabato ha lasciato perplessi molti; dopo aver "accusato" Juventus e Inter accostandole ai "ladri di Pisa" sulla questione Burdisso, il tecnico romanista non è stato tenero nei confronti della società che non era riuscita, fino a quel momento, a portare in giallorosso l'unico giocatore da lui richiesto: Nicolas Burdisso. Mossa discutibile anche perchè l'ufficializzazione del Bandito in giallorosso è arrivata il giorno dopo. Che sia stato un modo per dare un'accelerata alla trattativa spronando la società? Solo il mister conosce il perchè di quelle parole ma è sotto gli occhi di tutti che sarebbe stato meglio aspettare la fine del mercato per proferirle, poi, in tutta tranquillità.

Infine, permettetemi di esprimere un pensiero sul nuovo acquisto del Milan, Zlatan Ibrahimovic. Solo dodici mesi fa lo svedese era l'uomo più "odiato" dai tifosi rossoneri e vedere un San Siro in piedi per applaudirlo mi ha fatto riflettere portandomi ad una conclusione amara: il calcio, quello vero, non c'è più. Non è provincialismo ma solo puro romanticismo.


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