.

Oggi non c'è più Roma di questa

di Gabriele Chiocchio
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio, inviato a Bruxelles

Lo Stadio Re Baldovino non è la casa dell’Union Saint-Gilloise, squadra di un quartiere di Bruxelles che in Europa League non può giocare nel suo impianto visto che non è a norma per le competizioni UEFA. È sempre brutto non poter essere a casa propria per imposizione altrui, ma la formazione belga ha comunque mostrato un entusiasmo e una presenza che saranno sì il minimo sindacale per partecipare a un qualunque torneo sportivo, ma che dall’altra parte non si vede da tempo e non si è vista neanche stasera nella fredda capitale belga, città piena di lavoratori - anche italiani, diversi dei quali residenti proprio a Saint-Gilles - che ha visto sul terreno del suo stadio principale quello che per larga parte della sfida è sembrato un gruppo di lavoratori in più in divisa bianca con tratti arancioni.

La Roma, oggi, sembra giocare le partite perché deve farlo, alla faccia del “divertimento” sbandierato da Juric nelle interviste postpartita. E, in qualunque campo, se si fa una cosa esclusivamente per dovere si finisce per renderla routine, senza metterci particolari spunti e, magari, cercando di fare quella cosa in meno per arrivare al timbro di uscita anziché quella cosa in più per ottimizzare i risultati del proprio sforzo. Perché lo sforzo rimane, rimane lo scendere in campo 90 minuti in mezzo alla settimana, rimane la pesante (?) consapevolezza della necessità di un risultato, ma tutte queste cose non sono sufficienti per far sì che al lavoro corrisponda qualcosa in più dello stipendio che si percepisce (e, si badi bene, siamo lontanissimi dalla retorica dei calciatori “strapagati” e quant’altro). Non che ci sia molto in cui credere in questo momento, ma chi oggi gioca con la maglia della Roma addosso sembra non crederci lo stesso, neanche quando un grave errore ti spiana la strada contro un avversario ai limiti dell’improponibile.

Il problema può non essere nello specifico la quarta giornata della Fase Campionato di Europa League contro l’Union Saint-Gilloise (per quanto l’Europa sia stato il giardino di casa della Roma negli ultimi anni e tenere un così bel giardino così poco curato è un peccato più grave di quanto il momento possa permettere di pensare), il problema è che essere in questo stato a novembre, con due terzi di campionato da giocare e un solo terzo di classifica alle spalle può trasformarsi in una situazione persino pericolosa, specie se dall’alto non intervenire continua a rimanere una costante.

Nessuna forza mentale in campo, nessuna applicazione fuori, in attesa che forse, chissà quando, la proprietà faccia qualcosa di diverso rispetto a lanciare brevi comunicazioni rigorosamente off-records e ambigue, come se fosse vietato prendere una qualsiasi posizione riguardo quello che sta succedendo, considerato anche che di tempo per riflettere ce n’è stato parecchio. Tempo che ora non c’è più: domenica c’è il Bologna, poi Napoli, Tottenham e Atalanta dopo la sosta, col rischio che il 2 dicembre alle 22:45 il pericolo possa essersi fatto decisamente più concreto.


Altre notizie
PUBBLICITÀ