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Perché fischiarlo?

di Alessandro Carducci
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci

La reazione c’è stata: dopo la figuraccia di Coppa Italia, la Roma ha reagito in maniera imperiosa, liquidando la pratica Empoli in appena 6 minuti. Non sazi, i giallorossi hanno cercato il terzo gol per quasi tutto il primo tempo, prima di rifugiarsi nel fortino capitolino, mettendo in freezer la partita e congelando i tre punti.
Da sottolineare, ovviamente, le prestazioni di Ibanez e Abraham, i due marcatori, il primo quasi perfetto in fase di marcatura mentre il secondo ha fatto tutto benissimo, cantando e portando la croce e facendo un gran lavoro di sostanza nel secondo tempo.
Dopo molte critiche, giusto anche parlare della prova di Gianluca Mancini: attento, concentrato, aggressivo quanto basta, mai eccessivo, senza il nervosismo di mercoledì sera. Oscurato dall’ottima prestazione generale, dai gol di testa di Ibanez e Abraham e dai corner battuti da Dybala, Mancini è risultato più volte decisivo, soprattutto nella ripresa, quando l’Empoli ha provato a fare qualcosa in più.

PELLEGRINI – Non giriamoci intorno: il capitano giallorosso non sta attraversando il suo massimo stato di forma. L’abbiamo visto in condizioni migliori e con più brillantezza. Ciò premesso, nella storia (antica e recente) della Roma sono stati, giustamente, idolatrati calciatori scarsi tecnicamente ma che davano tutto in campo. Sono stati esaltati giocatori che mostravano, con i fatti, l’attaccamento alla maglia (non a parole e non semplicemente baciando la maglia).
Si può dire e discutere tutto di Lorenzo Pellegrini, parlare delle sue prestazioni, commentarle, giudicarle, analizzarle giocata per giocata, corner dopo corner, passaggio dopo passaggio, ma nulla si può dire sul fatto che dia sempre tutto in campo. A volte, come in questo ultimo periodo, il tutto è minore rispetto a quanto molti si aspettano e va benissimo. Perché, però, fischiarlo come hanno fatto alcuni al momento della sua sostituzione? Tira indietro la gamba? No, anzi, a volte al limite sbaglia a non riposare e a non tirarsi indietro.
Non presenta certificati medici, dà quello che ha, a volte poco, a volte tanto. Quando viene sostituito, partecipa dalla panchina al match, esulta, si arrabbia ed è il primo a rimanerci male quando le cose non vanno. In un calcio in cui, a volte, i giocatori inventano problemi fisici nei momenti di difficoltà pur di non giocare, in cui alcuni fanno il compitino, in cui c’è chi si tira indietro, almeno riconosciamo chi dà tutto quello che ha.


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