Petrachi dovrà fare un miracolo e il miracolo non si chiama Icardi
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Tre settimane. Giorno più o giorno meno, a fine giugno inizierà la stagione della Roma. I giallorossi si ritroveranno a Trigoria per preparare i preliminari di Europa League, il nuovo campionato, la nuova vita. L’anno post De Rossi, Di Francesco e Monchi sarà di costruzione: una nuova nascita, una nuova crescita. Tutte cose sentite altre mille volte nella Capitale, dove i cicli iniziano e si esauriscono con una voracità tremenda.
Quest'anno, inoltre, la società dovrà fare i conti senza l’oste, ossia la Champions: Petrachi è chiamato a tramutare l’acqua in vino. Non gli si chiede di camminare sulle acque, sebbene sia un compito forse più agevole rispetto al dover svecchiare la rosa, abbassare il monte ingaggi e, contemporaneamente, costruire una squadra sfibrata dalla gestione Monchi per riportare la Roma in Champions.
Il mercato, ovviamente, si muove molto lentamente anche perché Petrachi è ancora ufficialmente ds del Torino e Fonseca è ancora l’allenatore dello Shakhtar. Così è ancora tutto fermo in entrata mentre qualcosa di più si muove in uscita, anche perché la Roma dovrà prima cedere e poi comprare. Il tutto tenendo sempre a mente che, a fine giugno, si tornerà a lavorare a Trigoria con un cartello enorme e luminoso con la scritta “Lavori in corso”.
Capitolo Icardi: se ne parla più per noia che per altro, anche perché il giocatore guadagna 4,5 milioni più bonus e aveva chiesto molti più soldi all’Inter per rinnovare il contratto. Poco plausibile che lui abbatta le sue richieste per venire in una squadra che non giocherà la Champions. Ancora meno plausibile che la Roma, con la necessità di abbassare il monte ingaggi, dia via Dzeko per prendere un giocatore più costoso.