.

Pjanic sintesi tra prosa e poesia calcistica

di Alessandro Carducci

Settantuno gol fatti, diciannove reti subìte per un totale di ventisei vittorie, sette pareggi e appena due sconfitte. Numeri da scudetto, senza sé e senza ma. Questo campionato, ormai, può perderlo solo la Juventus ma i tifosi della Roma, la società, i giocatori e l'allenatore devono solo pensare e rendersi conto di essere sulla strada giusta per costruire qualcosa di buono. Nessuno sa dove potrà arrivare questa squadra in futuro ma, senza scomporsi e continuando a lavorare con intelligenza, il club dovrà proseguire su questa strada che è l'unica che può portare a vincere qualcosa. Inutile parlare di una partita che non c'è mai stata. Il due a zero non rende la differenza che, al momento, intercorre tra Roma e Milan. Una differenza abissale, di gioco, tecnica, qualità, mentalità ed entusiasmo. La Roma ha dato l'impressione, addirittura, di non voler affondare il colpo ma di riuscire comunque a controllare la partita con una facilità disarmante. De Sanctis ha fatto presenza ma non è mai stato impegnato e il merito è di tutti: dagli attaccanti fino alla coppia centrale formata dal monumentale Castan (e c'è chi lo criticava in passato) e da Toloi, bravissimo a non far rimpiangere l'assenza del miglior centrale della serie A.

Il gol di Pjanic, poi, vale da solo il prezzo del biglietto. È partito palla al piede, danzando con agilità e leggerezza fino all'area milanista, eludendo gli avversari in slalom e freddando Abbiati con cinismo e cattiveria. Il bosniaco è stato concreto, ha corso e randellato quando necessario, si è messo a servizio della squadra e ha tramutato il suo genio calcistico in un gol che ha sbloccato la gara e messo in ginocchio il Milan. La sintesi della prosa e della poesia calcistica di pasoliniana memoria riassunta in un unico gesto. In un unico giocatore. Chapeau!


Altre notizie
PUBBLICITÀ