Poche certezze e un regalo: Atalanta-Roma va come doveva andare
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Nella sera in cui José Mourinho ha raggiunto le 100 panchine in giallorosso, il tecnico portoghese ha ammesso come questa cifra sia arrivata molto velocemente, specialmente grazie ai lunghi percorsi europei condotti dalla Roma nelle due stagioni con lui in panchina; due anni di calendari ingolfati di cui non ci si può certo lamentare, ma che, di certo, possono avere un peso sul cammino domestico che poi in Europa ti riporta, fino adesso via via da una porta sempre più prestigiosa della precedente.
La scorsa settimana la Roma aveva avuto il merito di vincere poco più di 72 ore dopo la prima delle due battaglie contro il Feyenoord, in un turno in cui le altre squadre impegnate nelle coppe non avevano brillato; stavolta la fatica sulle gambe era di più, l’avversario più complicato rispetto all’Udinese e Mourinho ha optato per rotazioni più ampie, un po’ per preservare muscoli e un po’ per avere a disposizione più energia fisica, ingrediente fondamentale del suo calcio non fatto certo di codici offensivi quanto di intensità ed energia.
Ma appunto, le certezze della Roma stanno nei suoi singoli e nella loro capacità di incidere nella gara: se questi non ci sono o non riescono a rendere, ecco che l’avversario può prendere il sopravvento. Un concetto semplice, più volte ripetuto e facilmente applicabile a questo Atalanta-Roma, in cui gli orobici non hanno neanche fatto nulla di che per prendersi i tre punti, riuscendoci grazie a qualche duello vinto - Zapata su Llorente su tutti - e rintuzzando il tentativo di rimonta scartando il regalo consegnato loro da Rui Patricio.
Purtroppo non è niente di strano né di non preventivabile e la stranezza - in positivo - sarebbe stata concludere questa otto giorni nel modo migliore; così non è stato e, oltre a farsi risucchiare di nuovo nella bagarre per la Champions League (ammesso che ne fosse mai uscita), la Roma esce dal Gewiss Stadium con motivate preoccupazioni per gli infortuni di Llorente e soprattutto Dybala, già in condizioni incerte e messo in campo come uomo della provvidenza. Una mossa anch’essa preventivabile, perché l’argentino ha tolto più volte le castagne dal fuoco a questa squadra che, senza di lui, ha dimostrato di valere una buona percentuale in meno: doverne fare a meno sarebbe un handicap grosso, chissà se troppo grosso per le ambizioni d’Europa - presente e futura - di questa Roma.