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Prendersela con Schick, cui prodest?

di Alessandro Carducci
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci

Prendersela con Schick è inutile e controproducente. Oltre che errato. Errato perché non ha giocato male solo lui e focalizzarsi sull'ex Samp significa prendersela con il più debole, con il giocatore più vulnerabile. Come con Gerson dopo Juve-Roma dello scorso anno. Perché, adesso, Schick è vulnerabile. È arrivato con il macigno di essere il giocatore più pagato nella storia della Roma. Mica bruscolini, considerando che nella Capitale se ne sono visti di giocatori bravi. Poi la mancata preparazione, gli infortuni e il peso di quel gol, quel maledetto gol, mancato contro la Juventus. La stessa azione, la stessa circostanza capitata magari sul 4-0 contro il Benevento non avrebbe avuto alcuna conseguenza e sarebbe stata dimenticata presto, tra uno sbadiglio e l'altro. Aver sbagliato quel gol contro la Juventus, in mondovisione, con la Roma in difficoltà e all'ultimo minuto, è stato un ulteriore macigno. A questo aggiungiamo un sistema di gioco che non esalta le sue caratteristiche. Schick vittima? No, di certo. Le sue responsabilità le ha e i grandi giocatori sanno anche sopportare le critiche e venirne fuori. L'anno scorso fu criticato anche Alisson, nelle poche partite giocate, e a Roma c'era chi si strappava i capelli all'idea che avrebbe difeso lui la porta dopo l'addio di Szczesny. Dopo alcune orribili prestazioni, anche Ünder era stato messo nel mirino come se ci fosse il costante bisogno di scaricare la propria rabbia contro qualcuno. Il capro espiatorio serve sempre. Dalla scuola, al lavoro, alla politica, alla vita di tutti i giorni. Fino al calcio. Qualcuno deve immolarsi e andare alla gogna. Sarà il campo a decretare se Schick diventerà un grande giocatore. Finora non ha fatto niente ma metterlo al massacro (cosa che ora accadrà) non serve a niente. Non serve alla storia, alla Roma e né a lui.


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