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Quando anche l'orchestra smette di suonare

di Alessandro Carducci

A Milano è stato avvistato l'iceberg. Contro il Milan la squadra ha mostrato preoccupanti segnali di disorganizzazione e improvvisazione, cose che non dovrebbero accadere dopo 2 mesi di lavoro ininterrotto. Nonostante i tentativi del comandante di invertire la rotta, il timone non ha risposto ai comandi e la nave sta viaggiando spedita verso l'oblio.
La sensazione è che, a Bologna, anche l'orchestra abbia smesso di suonare.
La squadra non risponde ad alcun impulso: tribune, segnali, scelte punitive, messaggi pubblici. Niente sortisce alcun effetto, un qualsiasi effetto, e assistiamo inermi a uno spettacolo deprimente e sconsolante.
Di Francesco dà l'impressione di essere sul ponte di comando senza riuscire più a indirizzare la nave, in balìa delle onde, del caso e della corrente.
Le onde si ingrossano e fiaccano il morale, già ampiamente sotto il livello di guardia.
A Madrid Nzonzi pressa in maniera efficace e Dzeko non arriva sul pallone perché non stava seguendo l'azione, perché non ci credeva.
A Bologna Perotti perde ingenuamente palla e, invece di rincorrere l'avversario, mette in scena una corsetta completamente inutile e la Roma subisce un contropiede pericoloso.
Il cross che porta al primo gol non viene ostacolato da nessuno. Kluivert resta a debita distanza, Cristante non osa avvicinarsi, e il pallone parte velenoso verso l'area in totale serenità e tranquillità.
Inutile anche parlare di singoli, in questi casi. La mediocrità cinge tutti democraticamente allo stesso modo mentre i punti scivolano via. E l'iceberg si avvicina.


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