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Riflessioni su una Roma di metà stagione

di Luca d'Alessandro
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro

Bufera sulla Roma. Il forte vento di scirocco che caratterizza il meteo nella capitale si confà con il momento dei giallorossi. Lo scirocco porta una pioggia sabbiosa che invece di lavar via i mali che attanagliano la squadra, in questi giorni di sosta, sembra aver insabbiato quanto fatto prima di quest'ultimo ciclo negativo. La Tim Cup è stata buttata via, almeno il peccato è quello di non averci provato al pieno delle proprie capacità, lo scudetto è più lontano e la Champions non è un obiettivo concreto. Rifondazione, si legge sui giornali, si sente per le radio. L'ennesima. Invece che ritoccare la squadra nel mercato invernale, si fa la caccia a chi ha deluso di più, di conseguenza, a chi vendere già questo mese. Quandi si fa il passo più lungo della gamba, nel caso dei primi mesi della nuova Roma di Di Francesco, un qualcosa d'inatteso, sopra le proprie capacità, si creano aspettative. In una piazza affamata di vittorie, il plus si è tramutato in un sogno che l'exploit nel girone di Champions League ha fatto sì di vivere una realtà fittizia. Non c'è da fare processi ora, non c'era da esaltarsi prima. La Roma si porta dietro tutti questi difetti di fabbrica di una costruzione di rosa affrettata in estate e dettata dalla necessità di vendere subito per far quadrare i bilanci prima, di acquistare alla disperata quel calciatore, il colpo di mercato, per sopperire alle cessioni importati poi. I potenziali -9 punti dal Napoli e i -8 dalla Juventus, con tutti gli scontri diretti ancora in ballo, a 18 giornate dal termine, non sarebbero neanche così proibitivi da recuperare, ma contenti o no, la Roma non è mai partita per vincere lo scudetto. Punto. L'obiettivo è ancora entrare in Champions League, far quadrare il bilancio e costruire. Punto e a capo. Con questo spirito d'osservazione si può analizzare in maniera più obiettiva l'andamento della squadra. Non è un difendere il momento negativo. Putroppo è non illudersi, un qualcosa che è stato bello ed esaltante fare, in connubio con una squadra in grado di tirare fuori il 120% contro il Chelsea. Contro l'Atletico Madrid, per dire, hai pareggiato "bene" in casa e perso meritatamente al Wanda Metropolitano. Questo dal punto di vista della visione dall'esterno della squadra. Poi, il fattore più preoccupante, qui serve una netta inversione di tendenza per non peggiorare ulteriormente una stagione ancora salvabile ottenendo il minimo obiettivo stagionale, è l'aspetto del gruppo. Quella coesione di inizio stagione si è persa di pari passo coi risultati sul campo. Ci si è sentiti arrivati dopo aver vinto un derby ed essersi qualificati agli ottavi di finale in Champions? Se la risposta è sì, allora non servono giocatori che si accontentano di vincere qualche battaglia, ma non puntano alla guerra. Se la risposta è no, staccare da tutto può servire a ricaricare le energie mentali per ripartire. Ripartire da Inter-Roma. Vero scontro diretto, altro che sfida alla pari contro la Juventus. Vincere, non importa come, per vendicare l'onta della gara d'andata dove la squadra è stata prima sfortunata, poi danneggiata dall'arbitro e infine beffata da Icardi, ma soprattutto Spalletti. Per ritrovare i 3 punti sinonimo di tranquillità. Per ripartire in quella fascia di non pressione, senza ansia da prestazione. Vivere alla giornata, partita dopo partita, come a inizio stagione. Lo scudetto mediatico va lasciato a Juventus e Napoli. Quando ci si è avvicinati, vincendo 5 partite di fila, è venuto il braccino, i gol son venuti meno, il resto è attualità. 


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