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Riise domenica ha fatto la bella addormentata ma la Roma ha ancora una minima speranza per la Champions

di Marco Terrenato

La Champions League si allontana. La Roma getta via l’ennesima occasione della sua stagione maledetta. Il tabù Juventus continua, 7 anni senza successi all’Olimpico contro i bianconeri. Alla squadra giallorossa non basta un gran primo tempo e alla fine prevale la legge dell’ex Del Neri, quasi sempre vincente quando affronta Totti e compagni.

Montella disegna la sua Roma con il consueto 4-2-3-1, rischiando Menez a destra, formato derby, al posto di Taddei. Dopo la pausa per la nazionale i ritmi sono più alti del solito e le occasioni fioccano clamorose: prima Vucinic, poi Totti, infine De Rossi, ma Storari, che per un destino beffardo va in campo al posto del febbricitante e chissà futuro romanista Buffon, è il para tutto già visto da queste parti con altre casacche.

La Roma ha la colpa di non perseguire nella sua azione dopo l’intervallo. La squadra si allunga e concede spazio alle folate di Krasic e di un Grosso stile Germania 2006, con l’aggiunta di una sapiente regia dell’altro ex, e fischiatissimo, Aquilani.

Riise fa ancora la bella addormentata e beccato lo 0-1, i capitolini si sgonfiano, con un solo sussulto, il legno di Menez che precede di pochi secondi il colpo da k.o. di Matri, bestia nera giallorossa dopo la doppietta rifilata con la maglia del Cagliari.

A fine match Montella, alla prima sconfitta in campionato, non si arrende e la sfida con l’Udinese di sabato prossimo in effetti lascia ancora una minima speranza. Le parole da Miami di Thomas DiBenedetto “Possiamo ancora farcela”, sembrano un po’ fuori luogo visto che per il passaggio di proprietà mancano ancora le firme, ma conquistare l’Europa che conta a Trigoria è una priorità assoluta per un futuro migliore.

Sei punti dal quarto posto dei friulani, seppur con la Lazio ancora in mezzo, sono una distanza colmabile nelle ultime 7 gare, ma per la Roma è obbligatorio tornare con un successo da Udine e poi non sbagliare più nulla. Un’impresa non semplice, da realizzare senza l’apporto in difesa di Mexes, la cui stagione, e probabilmente l’avventura romanista, è finita con un crociato rotto.


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