Roma si ferma sul Reno. Vantaggio gestito in modo scellerato, così non si va avanti. Che meraviglia sentire i tifosi!
Per i romani il fiume Reno ha sempre rappresentato una linea di confine, fermandosi e attestandosi lungo il fiume senza riuscire ad andare avanti. La Roma si ferma sul Reno, si ferma a Leverkusen e non riesce a superare i propri problemi, le proprie paure, le proprie incertezze. Con Juve e Palermo era andata bene ma la leggerezza con la quale è stato gestito il vantaggio è costata cara, carissima, alla Roma che ora si giocherà il tutto per tutto tra due settimane, quando il Bayer verrà all'Olimpico. Lì si capirà di che pasta è fatta la squadra giallorossa. I capitolini hanno gestito in modo scellerato gli ultimi minuti di partita, dando forse per scontata ormai la vittoria, lasciando campo agli avversari e rischiando, addirittura, di prendere il gol del 5-4. Sono cali di concentrazione che impediscono di fare quel definitivo salto di qualità che la Roma, soprattutto in campo europeo, sta cercando da anni.
La priorità di Rudi Garcia è quella di blindare una difesa che fa acqua da tutte le parti. Anche perché i gol in qualche modo arrivano sempre, grazie pure alle palle da fermo, fino a qualche tempo fa oggetto misterioso e ora diventate fondamentali. Un gol contro l'Empoli su calcio d'angolo, ieri addirittura due, oltre alle ormai celeberrime punizioni di Pjanic: traiettorie pennellate direttamente dalla dea Eupalla che si insinuano nelle porte avversarie con sfrontatezza. È il momento estetico per eccellenza del gioco del calcio. Peccato non basti, però. Con una difesa (e per difesa si intende sistema difensivo) così ballerina, si fa fatica ad andare avanti in Italia e in Europa.
Chiusura sui tifosi: sentire i cori incessanti dal primo all'ultimo minuto è stato un passo indietro meraviglioso, soprattutto rispetto alle ultime desolanti partite all'Olimpico. Bisogna a tutti i costi trovare un modo per riportare i tifosi allo stadio. Il calcio ne ha bisogno, e anche la Roma.