Salto carpiato all'indietro
Dal messaggio di qualche mese fa di Rudi Garcia (“Vinceremo la scudetto, ne sono sicuro”), siamo passati al messaggio lucido e un po' angosciante di Sabatini di ieri pomeriggio: “Dobbiamo difendere il secondo posto e sarà molto difficile”. Si completa così il salto carpiato all'indietro compiuto in questi mesi dalla Roma.
La stagione era iniziata sotto altri auspici e, per una serie di motivi, ora l'obiettivo è salvare il salvabile.
A cominciare dall'Europa League di giovedì prossimo, unico obiettivo rimasto in piedi dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia e la fuga della Juventus. In campionato, i giallorossi dovranno difendere il secondo posto con le unghie e con i denti, arroccandosi e cercando di tenere il Napoli a debita distanza. L'ingresso diretto alla Champions è troppo importante per il prestigio e per le casse capitoline.
Al netto dei numerosi (troppi) infortuni la Roma ha tre tipologie di problemi
Tattico: la squadra spesso vive di folate e iniziative personali, al contrario dello scorso anno quando il gioco corale permetteva alla Roma di divertire e di arrivare in porta con più facilità. Non c'è adeguata spinta sugli esterni e i centrocampisti accompagnano con più difficoltà l'azione.
Mentale: i giocatori sono sfiduciati e, dopo la scoppola presa contro il Bayern, hanno perso quella personalità e quella sicurezza nei propri mezzi così faticosamente conquistate nei mesi precedenti. La Roma vista a Manchester e a Torino era una grandissima squadra, capace di tenere testa alle grandi e di poter dire la sua in Europa ma soprattutto in campionato. Sembra passata un'era, eppure si parla di quattro mesi fa. Non anni, mesi.
Fisica: se la Roma crea poco è anche e soprattutto perché i giocatori non riescono a correre. La Roma gioca a buon ritmo solamente un tempo mentre quando gli avversari alzano il baricentro, e aumentano la pressione, i giallorossi vanno in difficoltà e in debito d'ossigeno, difendendo bassi e faticando a ripartire. In avanti, spesso il portatore di palla (e non solo ieri) non sa a chi servire il pallone. I calciatori infatti sono fermi e non si muovono. Danno l'impressione di non farcela, di non avere fiato. Se una squadra dura solo 45 minuti non va da nessuna parte, a prescindere dagli infortuni, dalla sfortuna e dalle problematiche tattiche. Nel calcio è fondamentale fare movimento senza palla per aprire gli spazi e facilitare il compito di chi ha il pallone. Alla Roma questo succede al massimo per un tempo e così si sta buttando alle ortiche una stagione. È giusto che pubblicamente non si ammetta l'errore: quello che conta è che si trovi una soluzione ma i problemi sono gli stessi da inizio gennaio e di soluzioni ne abbiamo viste ben poche. Aurea mediocritas.