Sempre la stessa storia
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
La situazione è grave. Siamo a settembre e, quindi, nulla è definitivo, nulla è rovinato. La Champions non è nemmeno iniziata, il campionato offre un'ampia quantità di prove di recupero e siamo solo alle prime verifiche. Verifiche che, però, sono andate male.
Male nel voto e nello svolgimento del compito.
Farsi rimontare due gol, in casa, da una squadra così in difficoltà come il Chievo è un segnale pessimo. Mancanza di cattiveria, di convinzione, e per poco i veneti non facevano il colpaccio con il tiro di Giaccherini allo scadere.
A Milano la confusione tattica e la sensazione di come tutto fosse improvvisato, contro i clivensi invece la sensazione di una squadra pronta a sciogliersi come neve al sole, solida e consistente come la nebbiolina che ricopre all'alba la Città Eterna.
Eterna come la ripetizione degli stessi schemi: sconfitte, malumori, mormorii, il mister che chiama a rapporto la squadra, i faccia a faccia, risultati ancora negativi, le prime contestazioni, i malumori all'interno dello spogliatoio, gli alterchi, le polveriere, la pressione che aumenta e l'esonero come l'atto di sollevare una pentola pronta a esplodere per la pressione dell'acqua in ebollizione.
A Di Francesco l'onore e l'onere di interrompere l'infernale meccanismo, la recente storia della Roma, il ciclo continuo delle cose.
Un ciclo infinito che svanisce, ricompare e poi sfinisce.