Tre punti e due domande per l'altra Roma
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Uno dei tormentoni relativi alla Roma di questa stagione è che i giallorossi, anche per detta degli stessi giocatori, si sveglino solamente dopo uno schiaffo subìto. Non è stato chiaramente il caso di stasera, con la squadra di Mourinho arrembante dal minuto 1, e di nuovo dopo l’inaspettato pari di Strefezza e l’ingresso di Abraham nella ripresa. Una Roma che davanti aveva un avversario non certo di rango, che aveva vinto una sola partita e che al centro della difesa schierava sì un Campione del Mondo, ma anche uno che, quando il Campione del Mondo diventava tale, giocava in Serie D. Insomma, prendere i tre punti, nonostante tutto, era praticamente un obbligo che la Roma ha assolto aggredendo e non aspettando, o almeno facendolo il più possibile guardando anche il contesto dei vari momenti della sfida.
E la prima domanda che lascia questo Roma-Lecce, che succede 72 ore dopo un Roma-Real Betis in cui si è solo atteso e che precede di poco meno di 96 ore un Real Betis-Roma, è abbastanza semplice: serve il Lecce per vedere una Roma così proattiva o si può scegliere di farlo anche in altre situazioni? I numeri della produzione di gioco - non certo quelli finalizzativi - continuano a dare ragione a Mourinho, dunque si può passare alla seconda: è una questione di interpreti? Perché la novità che abbiamo visto rispetto alle gare precedenti, almeno fino all’infortunio di Dybala, è la presenza nei due di centrocampo di Pellegrini, che a quel reparto dà un’identità completamente diversa rispetto a quando a esibirsi sono Cristante e Matic, portati naturalmente più a schiacciarsi, anche in maniera mortifera per Rui Patricio, come più volte abbiamo visto.
Il rischio che l’infortunio di Wijnaldum - e non solo il suo - ha accentuato, quindi, non è tanto quello di vedere una Roma troppo attendista: quando i giallorossi giocano in questo modo, scegliendo di farlo, non saranno appaganti esteticamente, ma hanno spesso almeno messo i presupposti per essere efficaci. Il problema è avere meno opportunità di scegliere di mostrare l’altro suo volto, che è stato efficace questa sera ma anche in gare della scorsa stagione, come per esempio il derby di ritorno o il ritorno dei quarti di finale di Conference League contro il Bodø/Glimt. E proprio con alle porte un altro appuntamento europeo, probabilmente il più difficile da quando c'è Mourinho in panchina, la curiosità è quella di capire se questo atteggiamento sia riproponibile in una gara, quella del Benito Villamarin, in cui il livello dell’avversario è più alto e la sua esperienza europea pure, al di là delle assenze di Zaniolo e Dybala che certamente saranno un fattore. Per questo ci vorranno quattro giorni: ci si arriverà con tre punti in più in tasca, che, specie visto il periodo, non fanno mai male.