Un’abitudine frustrante
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Ancora un nulla di fatto per la Roma: i giallorossi continuano a non vincere i big match, offrendo un’altra prestazione al di sotto delle aspettative. Come ammesso dallo stesso Fonseca, la Roma ha giocato male nei primi 20 minuti. Un quarto di partita regalato all’avversario e una sconfitta meritata contro una squadra di alta classifica. Un’abitudine frustrante per i giallorossi, un’abitudine che rischia di cristallizzarsi nella pelle dei giocatori della Roma, come fosse un tatuaggio che sarà difficilissimo da eliminare.
Rimane il quesito più banale: perché la Roma è scesa in campo remissiva? Il punto focale è questo: personalità, qualità, leadership, qualcuno dovrà dare delle risposte e, nel frattempo, la Roma scende dalla zona Champions dopo tanto tempo, riassestandosi al quinto posto.
C’è chi parla di Var, come Cristante. Vero è che il rigore conquistato da Mkhitaryan avrebbe potuto cambiare la partita e, magari, evitare la sconfitta (anche se pure il Milan può recriminarne uno) ma sarebbe sbagliato parlare solo di questo. L’arbitro è sbagliato e non ci si può fare niente: ciò che a Trigoria si può fare, invece, è capire perché ogni volta che la Roma gioca contro una big l’impressione sia sempre quella di dover mettere una toppa, di dover inseguire, a volte annaspare e magari faticare per avere un punticino. Perché la Roma non può vincere? Perché non può dominare, una tantum, contro una grande? Una vittoria larga, un 3-0 netto, una prestazione veramente convincente. Perché non succede mai? In casa Roma ci si dovrebbe preoccupare solo di questo, anche perché è l’unico aspetto su cui Fonseca e i suoi giocatori possono influire. Non siamo ancora agli sgoccioli della stagione ma ci troviamo nel momento più caldo, più delicato, più importante. La Champions è lì, a pochi passi, ma la lotta sarà durissima.