Un continuo dentro o fuori
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Le ultime giornate di campionato sono quelle in cui, di solito, chi ha un obiettivo mette tutto ciò che gli è rimasto per provare a ottenerlo e chi non lo ha pensa già al futuro, magari da un’altra parte. La Roma di obiettivi ne ha due, ma sono entrambi legati a un filo molto sottile: l’Europa League, torneo a eliminazione diretta, lo è per definizione, mentre il campionato (e quindi la qualificazione alla Champions League) lo è diventato dopo i troppi punti persi delle ultime gare. Uno strappo in negativo che trasforma già il match di sabato contro il Sassuolo in un dentro o fuori, così come sarà la doppia sfida contro l’Ajax, così come tutte le rimanenti partite da qui alla fine della stagione. Gestire gli impegni e provare a programmare almeno a medio termine, operazioni che Fonseca ha compiuto ogni qual volta fosse stato possibile, non sono più opzioni percorribili perché l’importanza di ogni partita sarà determinata dall’esito della precedente e il primo errore potrebbe essere quello fatale per salutare anzitempo ogni velleità di soddisfazione delle proprie ambizioni. Una pressione mentale che si aggiunge a uno stress fisico solo parzialmente alleviato dalla sosta, che ha regalato al tecnico l’infortunio di Kumbulla e gli acciacchi di Cristante senza che queste due settimane di tempo gli abbiano restituito con certezza almeno uno tra i quattro pesantissimi assenti, senza i quali sarà senz’altro più difficile proseguire sul doppio binario Italia-Europa per altri due mesi. Difficoltà che si intrecciano nel momento in cui ogni azione può essere decisiva e che il tecnico deve fronteggiare, facendo con quello che ha per l’ennesima volta. Che magari sarà l’ultima o magari no, ma gli obiettivi ci sono ancora e a questo non è ancora tempo di pensare.