Un uomo solo, al comando?
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
La sosta per le nazionali lascia il tempo a prime riflessioni sulla nuova Roma targata Ivan Juric. Il tecnico è stato preso e buttato nella mischia in fretta e furia (o forse non così in fretta visto che l'esonero di De Rossi era ancora caldo e lui era già in viaggio verso Trigoria). Ci sono diversi aspetti da valutare: ambiente, gruppo, gioco, punti.
AMBIENTE - Non è facile arrivare dopo il clamore fatto dal licenziamento di De Rossi. Se si pensava che l'allenatore post-Mourinho sarebbe stato una sorta di agnello sacrificale per quanto fosse amato lo Special One, la mossa romantica dei Friedkin ha funzionato tanto bene quanto poi, per effetto boomerang si è ritorta contro. Non è facile essere fischiato, con l'unica colpa di non essere De Rossi, la prima che lo speaker dell'Olimpico ha letto il suo nome. Ivan Juric, per molti tifosi, farà male a prescindere ed è quell'amico che s'imbuca alla festa, ma che nessuno voleva. Inutile negare come in molti ancora sperano in un ritorno di De Rossi.
GRUPPO - Non è un mistero, anzi, è cosa nota, ripetuta più volte che la squadra ha da subito manifestato il proprio malcontento per l'arrivo del tecnico, anche al tecnico stesso. Juric, in questo, è stato abile e intelligente a capire l'umore della squadra. Squadra che, negli uomini chiave, ha rilasciato dichiarazioni non proprio d'amore per il tecnico. Nel post Roma-Athletic Club quando si è commentato il pareggio spagnolo è stato detto: "Potevamo stare più svegli, mettere magari uno un po' più alto" (critica al mister?), prima dell'ultima gara di Europa League: "Non sentivamo il bisogno di cambiare De Rossi".
GIOCO - Prendere in mano una rosa costruita per giocare con la difesa a 4 e ripassare alla difesa a 3 (anche se la squadra ha giocato con Mourinho, Fonseca e in parte con De Rossi così) è un piccolo handicap. Poco tempo per far assimilare la nuova filosofia di gioco. Basti ricordare le prime partite di De Rossi allenatore, con il mister che spronava i suoi a credere nel suo calcio e i calciatori spaesati in campo, con la dottrina mourinhana ben collaudata. Quella del gioco (non) espresso è una delle critiche maggiori che si è rivolta al mister, specie dopo la gara contro l'Elfsborg, tuttavia, per fare qualche esempio, ci sono calciatori che stanno rendendo meglio col tecnico croato. Il primo è senz'altro Angelino, il secondo è Dovbik. Qui il fattore tempo è tutto dalla parte di Juric.
PUNTI - Quello che conta e che fa la differenza alla fine sono i punti. Inutile dire il contrario. Il bilancio è negativo in Europa League, perché se ci può stare di venire raggiunti dall'Athletic Bilbao, perdere contro l'Elfsborg no. Diverso il discorso in campionato. È vero che pareggiare contro la penultima sono 2 punti persi piuttosto che 1 guadagnato, ma visto il campionato che sta facendo l'Udinese (e il periodo che attraversava la Roma) non era così scontata la vittoria. Alla fine 7 punti su 9 a disposizione è un ruolino di marcia buono.
FUTURO - Roma-Inter è già un grande banco di prova. Lo stesso che ebbe proprio De Rossi. Quella Roma uscì sconfitta, ma lascio l'impressione che la squadra potesse giocarsela a viso aperto contro le big (cosa che con Mourinho non aveva mai dato). La Roma di Juric sarà in grado di fare meglio e acquisire consensi?