Vedremo un calcio diverso
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
L’inizio di ogni stagione è visto sempre con curiosità dai tifosi e dagli addetti ai lavori. Dopo 3 mesi di stop e qualche amichevole, si aspetta il fischio di inizio della prima giornata per monitorare lo stato di salute delle squadre: chi confermerà quanto di buono fatto nell’anno precedente, chi cadrà rovinosamente, chi non si discosterà dai suoi livelli. C’è curiosità anche per vedere i nuovi acquisti, i nuovi allenatori, con tutto l’entusiasmo tipico di inizio stagione.
Sarà curioso, quindi, vedere cosa accadrà a giugno, sempre se la Serie A dovesse veramente riprendere, come sembra. La Roma non gioca una partita ufficiale dal primo marzo, giorno della vittoria rocambolesca per 4-3 in casa del Cagliari. Se il campionato dovesse ripartire a metà giugno, saranno passati 3 mesi e mezzo dall’ultima gara ufficiale, poco più di quanto trascorra solitamente tra la fine della stagione e la prima gara del campionato seguente. Nel mezzo, ecco l’elemento di novità, non è accaduto niente. Almeno dal punto di vista sportivo, non è successo nulla. Il nulla più totale.
A giugno dovremmo vedere qualche operazione di mercato ma, per il momento, (quasi) tutto tace sul fronte. Non ci sono (e non ci saranno) amichevoli, non ci saranno eventi pubblici, presumibilmente nemmeno le conferenze stampa. Niente ritiri in montagna o tournée in giro per il mondo. Niente tifosi, niente di niente. Assisteremo a un unicum mondiale, di cui stiamo avendo un piccolo assaggio con la Bundesliga: il calcio riprenderà in un clima che più ovattato di così non si può, con la gente concentrata sulle proprie vite, sulla ripresa delle attività, sulle difficoltà economiche, sull’incertezza del futuro, e questo non farà che abbassare ulteriormente l’attenzione su uno sport, il calcio, solitamente abituato a monopolizzare il dibattito sociale.
Infine, sarà interessante capire come gli allenatori gestiranno le forze a disposizione dovendo giocare ogni tre giorni. Assisteremo a gare a bassa intensità, probabilmente con un pressing non eccessivo o addirittura nullo anche perché a luglio, con una temperatura ben oltre i 30 gradi, sarà un’impresa riuscire ad arrivare al 90’ senza stramazzare al suolo. Vedremo un calcio diverso, figlio del tempo, figlio di un’epoca storica (speriamo) irripetibile.