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ESCLUSIVA VG - De Sisti: "La punta di diamante rimane Totti"

di Gabriele Chiocchio

A tre giorni dalla stracittadina contro la Lazio, la redazione di Vocegiallorossa.it ha contattato l'ex romanista Giancarlo De Sisti, autore in carriera di due gol nel derby, per parlare della sfida.

Cosa vuol dire fare gol nel derby?
"Significa tutto quel che ne consegue per l'umore della tua gente, per la felicità del popolo giallorosso, tua personale e della tua famiglia. A livello statistico è un gol che metti in più, a livello di soddisfazione è chiaro che il derby sia sentitissimo, è anche rivalità, sfottò e desiderio di primeggiare. Sicuramente sono stato contento di entrambe le reti segnate, ma più di quella decisiva per vincere".

Ricorda cosa ha provato dopo il gol-vittoria nel derby del dicembre 1974?
"In quel periodo la Lazio era superiore, in quel biennio che concise con lo scudetto la squadra biancoceleste vinceva i derby, li controllava e aveva la predominanza. La coincidenza è che tornai dalla Fiorentina alla Roma e al primo derby mi capitò di fare il gol decisivo. Una felicità immensa, capivo che stavo facendo qualcosa di buono perché la Lazio li vinceva tutti, andare in vantaggio fu una grandissima soddisfazione, ancora di più per me che sono romano e perché quel gol risultò decisivo. Fu l'unico gol che suggellò la vittoria, la Curva Sud mi invocò e mi consegnò un elmo da antico romano".

Lei fu protagonista anche di un'autorete nel 1979, cosa succede in quel momento?
"Io ero in barriera, capisco che mi ha toccato la palla, ma oggi si dà gol a chi tira anche con la deviazione di un difensore. Il pallone mi toccò su uno stinco, chiaro che sapevo di essere incolpevole, ma al momento stesso pensavo che gravasse su di me la responsabilità di questo gol, anche se non c'entravo. Me ne feci una colpa e fui fortemente dispiaciuto. Quando succede in zona Cesarini uno ha la consapevolezza di non poter rimediare, durante la partita si pensa sempre di poterci mettere una pezza. In quel momento mi sentivo inconsapevolmente colpevole".

Passando all'attualità, come arrivano le due squadre al derby?
"Credo che cinque giorni fa la Lazio, con la vittoria sul Catania, e la Roma, con la sconfitta a Palermo, avevano rovesciato quello che sembrava un andamento bello per una e delicato per l'altra. Dopo la sconfitta in Turchia dei biancocelesti credo che saranno tutte e due arrabbiate, vorranno cercare di metterci una pezza e di fare proprio il derby, penso che ci sarà un gran desiderio di vincerlo, ci sarà una condizione psicologica non al massimo perché le vittorie portano morale e certe sconfitte fanno covare all'interno una volontà di rivincita un po' particolare. Come condizione generale le squadre stanno bene, sarà un derby molto aperto".

Su cosa può puntare la Roma per portare a casa il match?
"Se le squadre giocano al meglio, in maniera intelligente e non nervosa, la Roma può puntare su Totti. La Roma si identifica in un gruppo di giovani, soprattutto se dovesse rientrare Marquinhos i giallorossi ne gioveranno. Ma la punta di diamante rimane Totti".

Cosa dovrà temere della Lazio?
"Una forza d'assieme che ne ha caratterizzato le migliori partite. La perdurante assenza di Klose ha posto in evidenza prima Floccari e poi Kozak, credo che il tedesco rappresenti una grande realtà. Lui e Mauri possono inventare qualcosa da zero. Poi c'è Candreva che ha un bel tiro, c'è un discreto centrocampo. In difesa, Biava non si arrende mai. La forza psicologica a volte può contare più della qualità".


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