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ESCLUSIVA VG - Gerolin: "Alla Roma manca continuità nel progetto tecnico. Gerson può essere la sorpresa"

di Luca d'Alessandro
Fonte: Redazione Vocegiallorossa

Manuel Gerolin, dirigente sportivo ed ex calciatore della Roma, è stato ospite ai microfoni di VG Radio. Queste le sue dichiarazioni: 

Voto al mercato della Roma:
“Il voto è sempre sufficiente. Conosco bene i giocatori che Walter è andato a pescare, non solo quest’anno, ma anche gli altri. Aspettiamoci magari qualche altro colpo. È logico che ci si scontra contro l’eterno rivale che è la Juventus. Il problema è questo”.

Cosa si aspetta da queste ultime ore?
“Magari un colpo in difesa o magari lì davanti un’alternativa a Dzeko. Credo che alla Roma possa mancare questo. È difficile fare mercato ora, rispetto magari agli anni ’80. Adesso siamo un po’ indietro rispetto al mercato inglese, tedesco, cinese”.

Nomi per il centrocampo. Quale profilo servirebbe alla Roma?
“Intanto la Roma ha un buon centrocampo. Il centrocampista tipo Witsel serviva, ma a prescindere dai nomi, in questi anni la Roma non ha avuto continuità di far crescere quello che aveva in casa. I giocatori bravi li ha dovuti vendere per questione di bilancio. Quando vendi i Pjanic, i Benatia diventa un problema perché ogni anno ti devi inventare un qualcosa. La continuità della Juventus è il vero gap con la Roma”.

Campionato già segnato?
“Assolutamente no. Il campionato italiano è difficile. Ritengo che la Juve sia molto più concentrata sulla Champions League. Siamo solo alla seconda giornata, poi è ovvio che ai nastri di partenza la Juventus è la più attrezzata”

Tra i nuovi quale il più adatto per Spalletti?
“Luciano è un allenatore bravissimo, adatta le sue idee ai giocatori che ha. Credo che abbia un organico molto interessante e come detto prima Sabatini è molto bravo a pescare dei giovani. Ho visto 2 anni fa Gerson ed era uno dei più bravini a centrocampo e potrebbe essere la sorpresa”.

Che tipo di giocatori richiede Spalletti?
“Ha una società che è forte, è nella Roma. All’Udinese c’era un certo programma, nella Roma l’asticella è più alta. Luciano ha maturato esperienza in questi anni, diventando il comandante del gruppo. L’importante è che i giocatori possano essere allenati da un allenatore di questa personalità perché gliela può trasmettere”.

Inizio di stagione complicato della Roma:
“Difficile spiegarlo perché nessuno si aspettava il Porto vittorioso all’Olimpico. È logico che a livello psicologico sia stata una botta e si è visto subito a Cagliari. Deve dimenticare in fretta e riprendere il cammino. In questi casi la vittoria è la medicina migliore”.

Problema mentale o gap tecnico?
“Dal momento che si costruisce una squadra fortissima, va costruita nell’arco di 4-5 anni senza cedere i migliori. Se torniamo indietro nei pensieri son stati ceduti giocatori forti e questo è un problema per competere con gli altri. La Juve è stata costretta a cedere Pogba per un’offerta fuori mercato, ma lo ha degnamente sostituito”.

Lazaar-Roma:
“Walter è sempre attento a tutti i giocatori di buona prospettiva e Lazaar era uno di quelli. Così come Emerson. Lo voleva anche il Monaco, ma il presidente Zamparini ha voluto tenerlo”.

Palmieri:
“Non era sicuramente un titolare l’anno scorso. Purtroppo quell’episodio lo ha penalizzato a livello psicologico. Quando sei giovane e fai l’esordio in Champions e commetti l’errore. Emerson è un buon giocatore, ma non è che sia il titolare”.

Vazquez-Roma:
“Questo non lo so. Walter è amico di Zamparini e in caso l’avrebbe fatta direttamente col presidente. Devo dire che per l’Italia è stato un peccato sia andato via”.

Ricordi in maglia giallorossa:
“L’Europa League (allora Coppa UEFA ndr) l’abbiamo persa in finale contro l’Inter. Io ho fatto 6 anni splendidi a Roma, in un ambiente che è rimasto nel mio cuore. Il rammarico è giusto per quel Roma-Lecce e lo scudetto non vinto il primo anno. Aver conosciuto un grande presidente come Dino Viola è stato molto importante per me”.

Ricordo Dino Viola
“Era come un padre per noi. Viveva lo spogliatoio con la squadra. Lo sentivamo vicino. Un presidente di quelli che non ci sono più. Ora il calcio è cambiato. Non aveva grandi risorse, ma era bravo a trovare giocatori forti”. 


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