ESCLUSIVA VG - Giuseppe Falcao: "C’è una Roma prima di Falcao e una dopo Falcao. Non ho rapporti con mio padre"
Giuseppe Falcao, il figlio di Paulo Roberto, è un ragazzo semplice. Sempre diretto, mai una parola fuori posto. Vocegiallorossa.it lo ha incontrato e ne è uscita una lunga chiacchierata. Dalla prossima semifinale contro il Liverpool abbiamo ripercorso trentaquattro anni di storia. E lui si è raccontato. A tutto tondo.
Giuseppe Falcao partiamo dall’inizio. Lei nella vita fa l’assicuratore ma è tanto altro. Ci spiega meglio chi è l’uomo Giuseppe Falcao?
"Sì, faccio l’assicuratore da 10 anni circa e nell’ultimo periodo sono opinionista sportivo. Sto cercando di coltivare questa passione e adesso mi sto ritagliando degli spazi in radio e televisione. Il sangue mi porta a parlare di calcio, seguo un po’ tutto. Sono un ragazzo normale e il cognome ovviamente non aiuta più di tanto. A giocare a pallone non ero portato e da bambino hai tante pressioni, soprattutto a Roma. Non avevo forse una grande passione ad allenarmi, ho fatto altro nella vita. Però sin da bambino amavo parlare di calcio e di Roma, un hobby insomma. Chissà come va, poi vedremo.
Siamo vicini al ritorno di una delle partite più importanti della storia romanista. Lei ci crede nella finale?
"Credere nella finale non lo so perché fare una rimonta di quel tipo come il Barcellona sarà ancora più difficile. Per la Roma non sarà semplice non prendere gol, ci si prova perché poi hai l’obbligo di provarci. Il calcio è imprevedibile, la nostra speranza è che il Liverpool non riesca a gestire il risultato. Loro verranno qui convinti, speriamo che vengano rilassati ma sarà difficile conoscendo Klopp. Bisogna provarci anche per la gente che verrà, in ricordo di quel Roma Liverpool del 1984".
Quest’anno Di Francesco ha sempre detto che questa Roma non era da scudetto. Lei è d’accordo con questa affermazione?
"Lo pensavo da inizio stagione. Questa squadra ha i mezzi per competere in campionato ma si è resa conto che non era facile. Mentalmente si è buttata sulla Champions perché vivendo di partite secche era un po’ meno difficile, avendo giocatori di personalità. La squadra non è da scudetto ma lo può essere dal prossimo anno, bisogna migliorare la mentalità. Inserendo giocatori più utili questa squadra si toglierà soddisfazioni. Se dovesse finire così sarebbe una stagione comunque importante. In questa stagione abbiamo messo le basi, la squadra non era all’altezza di Juve e Napoli ma su tappe brevi ha dimostrato di essere una squadra pronta".
Dopo 23 anni quest’anno la Roma è rimasta orfana di Totti. Molti detrattori, tra cui giornalisti e addetti ai lavori, sostengono che sia stata colpa sua il non aver vinto titoli importanti tranne quello del 2001. Ma secondo lei perché a Roma è tanto difficile vincere?
"Si è sentita l’assenza di Totti soprattutto quando sembrava mancassero punti di riferimento. A Roma è sempre stato difficile vincere, Totti o non Totti. Forse perché non sono mai state costruite squadre di spessore, quindi se ci fossero le potenzialità economiche a Roma non sarebbe difficile vincere. È comunque un ambiente stressante, si parla sempre di calcio h24 in radio, tv e il tifoso spesso segue i giornali che non dicono sempre la verità. Quindi o il calciatore ha una personalità importante o è difficile perché poi tendi a rilassarti se le cose vanno bene. Qui, oggi, con la politica dei piccoli passi probabilmente ci toglieremo soddisfazioni, e qualcosa si porterà a casa. Però se in 90 anni di storia hai vinto solo 3 scudetti alla media di uno ogni tre anni qualcosa vorrà dire.
Facciamo un passo indietro. Che poi è un passo avanti. Ormai tutti sappiamo il perché suo padre non volle tirare quel rigore nella finale del 1984 proprio contro il Liverpool. Ma lei che idea si è fatto di quel rigore e di quella finale?
"Non l’ho mai vista quella partita, è difficile proprio vederla, nessuno te la fa vedere. Sul rigore girano leggende, delle storie, ognuno dice la sua e anche mio padre è partecipe di questo mito. Purtroppo perdere una finale di Champions in casa da favoriti, ai rigori, rimarrà per sempre una macchia. In realtà non so cosa sia successo, nessuno ti dice come siano andate le cose. Da quello che so io lui non stava bene e non si è sentito di tirare il rigore, aveva un problema serio al ginocchio che lo ha condizionato poi in futuro".
Suo padre Roberto, assieme a Francesco Totti, è probabilmente l’icona più importante della Roma nel mondo. C’è qualcuno, nel calcio attuale, che glielo ricorda?
"Francesco è stato il calciatore più forte della storia della Roma, mio padre invece gli ha fatto fare il salto di qualità. C’è una Roma prima di Falcao e una dopo Falcao. L’epoca degli anni 80’ la riviviamo ancora oggi, è stata sempre una squadra con tanti momenti in cui sei stato vicino a vincere mentre da Falcao in poi è stata una squadra importante. Forse con il primo De Rossi vedo una somiglianza perché si inseriva ma faccio fatica a vedere un calciatore che assomigli a mio padre".
Attualmente vi sentite con papà Roberto? Qual è il vostro rapporto?
"Il rapporto non esiste, a me piacerebbe ma le cose si fanno in due. Io ci sto provando. Su questo argomento non ho nulla da dire, da parte mia io non ho rancore, la vita va avanti, ho 36 anni. Se ci sarà qualcosa bene altrimenti non fa nulla".
Capitolo ultras. Roma mercoledì sarà blindata. Lei che idea si è fatto di quanto è successo a Liverpool?
"Il calcio non è più uno sport ma qualcosa di più. Ma da qualche anno ormai. Ogni partita è una tensione non più un divertimento. So che Roma sarà blindata però sui fatti di Liverpool non ho un’idea precisa. Proprio perché non si sa cosa sia successo effettivamente. Un grosso in bocca al lupo al tifoso del Liverpool. Sono cose brutte, dispiace. Di sicuro c’è una grossa responsabilità della polizia di Liverpool che ha fatto passare i tifosi romanisti sotto la Kop. Per il resto non so".
Un’ultima domanda. Le prospettive future della Roma sembrano imperniate sul nuovo stadio e sulla valorizzazione del brand. Ma lei come lo vede il futuro giallorosso in termine di risultati sportivi?
"Le prospettive sono positive, Nike, Quatar Airways, spero che questa semifinale sia un punto di partenza. Io vedo una crescita costante del club. Anche con l’arrivo di Monchi vedremo una grande Roma, certo non ai livelli di Real o Barcellona ma di seconda fascia a livello di Atletico e Liverpool certamente sì. Certo che lo stadio nuovo ti farebbe partire da 1 a 0, l’Olimpico è bello ma non è il massimo".