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ESCLUSIVA VG - Matteo Ricci: "L'esordio in Nazionale? Una grande emozione. Ringrazio la mia famiglia e la Roma"

di Alessandro Paoli
Luciano Sacchini

E' terminato ieri il XXIV Memorial "Valentin Granatkin" disputatosi, dal 4 al 10 gennaio, a San Pietroburgo (Russia) registrando lo storico successo dell'Italia Under 18 nella manifestazione.
Tra gli eroi Azzurri guidati dal CT Alberigo Evani c'erano anche il talento della Primavera giallorossa Matteo Ricci (centrocampista centrale/difensore laterale destro, classe '94), il quale si è reso protagonista della manifestazione portando gli Azzurrini al successo in Semifinale contro la Turchia e vincendo, nella stessa partita, il premio di MVP per l'Italia.

Matteo Ricci, che emozione ha provato nell'esordiore in Azzurro? E soprattuto, quanto ci credeva?

"Dopo la convocazione ho cominciato a crederci. Volevo ritagliarmi il mio spazio con il duro lavoro in allenamento. Avevo davanti un torneo (XXIV Memorial "Valentin Granatkin, ndr) dove avremmo disputato sicuramente quattro partite, le occasioni c'erano. Poi il CT Evani è stato bravissimo nel gestire tutto il gruppo al meglio. Ha effettuato una rotazione di tutti e 18 i convocati, facendo giocare praticamente chi più chi meno ma tutti. L'esordio è stata certamente l'emozione più bella di tutte".

Volevo ritagliarsi il suo spazio e c'è riuscito nel migliore dei modi. In semifinale contro la Turchia ha siglato il gol decisivo ai calci di rigore ed è stato premiato come MVP per l'Italia.

"Quella è stata decisamente la partita che mi ha regalato più emozioni. Lì per lì non mi sono reso conto ma dopo ho capito che tipo di partita e prestazione avevo fatto. Era la mia prima da titolare in Azzurro ed ho avuto la responsabilità dell'ultimo rigore da calciare. Per fortuna ho segnato, anche se il mio destro prima di entrare ha 'baciato' entrambi i pali".

Cosa le ha detto Evani al termine di quella partita?

"Mi ha detto una bella partita possono giocarla tutti e che l'importante era cercare di ripetermi e di dare continuità a quanto di buono avevo fatto".

Quanto l'ha aiutata la sua duttilità tattica nel ritagliarsi questo posto in Nazionale?

"Tantissimo. Come detto anche al CT Evani, a me non interessa in che ruolo gioco, l'importante è giocare a calcio. Amo questo sport e mi diverto nel praticarlo. Giocare come terzino piuttosto che come centrocampista non mi cambia nulla. Ritengo che essere utile al proprio mister ed ai propri compagni sia la prima cosa, tutto il resto è secondario".

Lei da ieri è nella storia della Nazionale e della Roma. E' il primo, ed unico, calciatore della Roma ad vinto il Memorial "Valentin Granatkin".

"Sì. Il CT Evani ci teneva tantissimo che vincessimo perché questo poteva essere, ed è stato, il primo successo della 'gestione Sacchi' in Nazionale. Essere il primo ed unico calciatore ad averlo vinto fa piacere, è ovvio. E' stata una bella impresa. Il gruppo è stato coeso ed affiatato sin dal primo allenamento insieme. Inoltre, il CT e tutto lo staff Azzurro sono stati eccezionali. Credo che sia stata questa la chiave del nostro successo".

Vuole ringraziare qualcuno per essere arrivato a certi traguardi?

"Prima di tutto, la mia famiglia: mio padre (Gianluca, ndr), mia madre (Caterina, ndr) e mio fratello (Federico, anche lui calciatore della AS Roma in Primavera e con una convocazioni in U17 la scorsa stagione, ndr). Se non fosse per il loro apporto ed i sacrifici che quotidianamente fanno per me e mio fratello, difficilmente sarei qui. Inoltre, ci tengo a ringraziare la Roma che mi ha formato calcisticamente e caratterialmente oltre che i mister Stramaccioni, De Rossi e Tovalieri".

In chiusura. Pensa che la rivedremo in Nazionale?

"Lavorerò giorno dopo giorno per farsì che questo accada. Le decisioni poi le prenderà lo staff Azzurro. Per me è sempre un onore vestire la maglia dell'Italia e con il CT ci siamo salutati con un 'arrivederci', speriamo che accada (sorride, ndr)".


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