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Primavera, Pisilli: “Sono tifoso della Roma da sempre, giocare per questa maglia era qualcosa che sognavo ma che non pensavo potesse realizzarsi”

di Emiliano Tomasini

Niccolò Pisilli, centrocampista classe 2004 della Roma Primavera, si è raccontato in un podcast ai canali del club:

Sei emozionato per questa intervista?
“Un po’ lo sono, però penso sarà una cosa carina e diversa dal solito”.

Non sei un chiacchierone, ma sei solare come atteggiamento. Sei timido o parli solo con chi dici tu?
“Io cerco di essere amico di tutti, credo che il segreto sia cercare di stare con tutti, questo aiuta anche in campo. Non sono uno che parla molto nello spogliatoio o che fa discorsi alla squadra, però quando c’è da dire qualcosa, se posso la dico”.

È una stagione molto positiva, ma l’ultima sconfitta è stata dura:
“Dopo la sosta siamo calati a livello di risultati, però secondo me le prestazioni ci sono quasi sempre state. La sconfitta di Verona è stata una brutta batosta, l’abbiamo analizzata con il mister e il direttore. Ora siamo concentrati sul prossimo mese, che sarà importantissimo per la nostra stagione e ci dirà dove ci posizioneremo in campionato e con la Coppa Italia”.

Ora c’è subito una partita importante:
“Questo è il bello del calcio, veniamo da una brutta sconfitta ma abbiamo subito modo di rifarci in una partita importante. La Coppa Italia è un nostro obiettivo”.

Quanto sarebbe importante avere il Tre Fontane pieno?
“Sicuramente avere lo stadio pieno ti motivo molto a fare meglio e aiuta tantissimo in campo. Spero ci sia più gente possibile a vederci e a fare il tifo per noi”.

Bisogna imparare dagli errori di Verona?
“Quando c’è una partita così bisogna avere lo stimolo di migliorarsi, capire in cosa si è sbagliato e in cosa si deve migliorare. Bisogna prendere le cose positive e migliorare quelle negative”.

Sul tuo profilo Instagram c’è una tua foto da giovanissimo con la fascia da capitano:
“Sono entrato alla Roma quando ero in quarta elementare, avevo otto anni. È stata una cosa incredibile, non ci credevo quando i miei genitori me l’hanno detto. Sono tifoso della Roma da sempre, giocare per questa maglia era qualcosa che sognavo ma che non pensavo neanche minimamente potesse realizzarsi”.

Come sei entrato alla Roma?
“Ho fatto tre provini e poi in estate è arrivata una lettera con cui mi hanno detto che ero stato preso”.

Quell’estate come l’hai vissuta?
“È stato incredibile, forse ho realizzato dopo. I giorni in cui entravo a Trigoria era incredibile. Subito un gruppo fantastico, un dirigente fantastico, un sogno veramente”.

Ti ricordi qualcosa del primo giorno?
“Poco, ricordo solo che avevo moltissima paura e tanta emozione. Ero partito due ore prima da casa per non sbagliare niente. Non lo ricordo bene, ma è stata una grande emozione”.

Sono passati già dieci anni, te lo aspettavi?
“Neanche lontanamente. È sempre stato più un sogno che un obiettivo. Oggi entrare in prima squadra è un obiettivo, ma se dieci anni fa mi avessero detto che sarei stato vicino alla prima squadra, avrei preso per matto chiunque”.

Quando da sogno è diventato un obiettivo?
“Dopo che ho firmato il primo contratto da professionista ho capito che le cose stavano diventando serie. Anche il cambio dal campionato regionale al nazionale ti fa capire che stai entrando in una dimensione più seria. In Under 15 sei ancora un bambino”.

Nel 2019 hai vinto lo scudetto Under 15 contro il Milan, è vero che la prima vittoria non si scorda mai?
“È vero. È stato bellissimo, a fine partita mi sono commosso, ma non ho giocato neanche un minuto in realtà”.

Quindi prima facevi panchina?
“Io per quasi tutte le giovanili sì. Dall’Under 16 ho iniziato a giocare, poi dall’Under 17 sempre di più. Ma prima giocavo poco”.

Secondo te perché?
“A livello fisico e tecnico subivo molto i ritmi e la fisicità degli altri. Però sono cose che ti aiutano. Saper resistere alle difficoltà è alla base, perché poi sono cose che succedono. Esserci già passato e sapere come uscire è importante. Mi ha fatto crescere a livello tecnico e caratteriale, non mollare mai è fondamentale”.

Il 2020 è stato duro per te perché non potevi dimostrare che quella panchina contro il Milan era sbagliata?
“Esatto anche perché era il momento in cui iniziavo a trovare spazio e poi è arrivato il Covid. È stata una brutta batosta, però ha aumentato la voglia di tornare in campo e la passione per il calcio. Dopo un anno di inattività morivi dalla voglia di tornare in campo”.

E avete vinto un altro scudetto, come hai vissuto quella vittoria?
“È stato speciale. Quell’anno tutti eravamo consapevoli di essere forti e di avere le carte in regola per vincere lo scudetto, anche se non ce lo dicevamo. Vincere è sempre speciale, è qualcosa che rimane per sempre”.

Questo lo hai vinto da protagonista:
“Esatto. Mi sentivo al centro del progetto e al centro del gioco, è stato bellissimo”.

Il gruppo 2004 è molto forte, avete vinto due scudetti e sempre negli anni dispari. Quest’anno è 2023, come la mettiamo?
“Speriamo che non sia una coincidenza e che si possa vincere anche quest’anno”.

Il primo contratto, cosa hai provato?
“Ero contentissimo. Mi sentivo ripagato per tutti gli sforzi fatti, per non aver mai mollato. È stato bellissimo, indescrivibile”.

Che rapporto hai con la tua famiglia?
“Sono la mia forza, devo tutto a loro. Sono dieci anni che fanno sacrifici per rendermi felice, devo tutto a loro”.

La tua famiglia è romanista?
“Tutti romanisti, tranne mio padre che è juventino. Però da quando gioco alla Roma si è ammorbidito”.

Tu hai sempre tifato Roma?
“Io e mio fratello abbiamo sempre tifato Roma, nostro padre non ci ha convertito. Anzi, noi abbiamo provato a convertirlo e ci siamo quasi riusciti secondo me”.

Come mai sei della Roma?
“Sono sempre cresciuto guardando le partite della Roma, poi ho il mito di Totti. Ho la fortuna di essere nato nella sua epoca, mi sono innamorato della Roma grazie a lui”.

Quando pensi alla Roma adesso cosa ti viene in mente?
“Mi viene in mente il mio sogno, cioè giocare davanti all’Olimpico, per rappresentare questa maglia darei davvero tutto me stesso”.

Ti sei abituato a giocare alla Roma?
“Se sei romanista non ti ci abitui mai. È una spinta in più a fare di più, è una maglia molto importante. L’ho sempre vissuta da tifoso e questa cosa mi dà più carica. So cosa si prova a essere tifoso della Roma e non voglio deludere nessuno”.

Che rapporto hai con la città?
“È la città più bella del mondo. Sono cresciuto a Palocco, la sento come casa mia. È un piccolo quartiere dove sto molto bene ed è il mio posto del cuore”.

Cosa hai provato per la prima convocazione in prima squadra?
“Quando sono entrato all’Olimpico è stato… wow, bellissimo, non ci credevo. Quando mi sono scaldato e sentivo lo stadio cantare, avevo una carica… speravo la partita potesse andare in modo diverso, però spero ci saranno altre occasioni”.

Dentro la Roma l’attenzione per il settore giovanile è particolare?
“Secondo me la Roma è tra i migliori o il migliore settore giovanile in Italia, perché punta prima alla crescita del ragazzo che a quella del giocatore. La prima cosa che ti insegnano a Trigoria è di salutare chiunque incontri, dall’allenatore della prima squadra al magazziniere. Saluto tutti perché è la prima cosa che ti insegnano quando entri a Trigoria. Anche questo fa molto”.

Quanto c’è della Roma della persona che sei?
“Tantissimo perché stano qui da nove anni passi tanto tempo qui. Impari tanto dai tuoi compagni e soprattutto dallo staff, che ti lasciano davvero tanto”.

Poi si punta molto sulla crescita tattica:
“Esatto. Si vede dove si hanno carenze e ci si lavora. Ad esempio io avevo una carenza fisica e sono due anni che lavoro su questo per diventare il miglior giocatore possibile”.

La fisicità è il tuo punto debole?
“Sì, devo prendere ancora qualche kilo. Ci metto tutto me stesso, ci lavoro con il nutrizionista e il preparatore atletico. Non è facile neanche mettere peso purtroppo, io lo so bene”.

Mezzala con capacità di inserimento, grande lettura del gioco. È questa la tua descrizione?
“Sono d’accordo e ci aggiungo tanta tanta voglia di non mollare mai. Sicuramente mi trovo meglio ad attaccare, questo anche grazie al gioco della squadra”.

In campo fai tutte le fasi però:
“A centrocampo un giocatore deve essere completo, si devono fare entrambe le fasi bene, serve anche tanta corsa”.

Oggi si dice “centrocampista box to box”:
“Esattamente, i famosi tuttocampisti”.

Vedi molto anche la porta. Qual è il tuo gol più bello in questa stagione?
“Sicuramente quello contro il Milan perché arriva dopo una bella azione di squadra. È stato un gol fantastico, azione di squadra pazzesca”.

Hai fatto anche doppietta in Nazionale e si è parlato molto di te:
“Tengo tanto alla maglia Azzurra perché la vedi sempre da bambino. Non mi aspettavo di fare due gol, era un girone molto difficile ma sono molto contento di averlo superato e di aver segnato. Ora a giugno c’è l’Europeo, spero di andarci”.

Hai paura di non essere convocato?
“Eh non si sa mai nel calcio”.

Si sta alzando il livello, lo senti?
“Sì, molto. Aprile è fondamentale anche per arrivare al top fisicamente e mentalmente a giugno”.

Gavi è un tuo punto di riferimento. Ha la tua età, lui è titolare al Barcellona. Secondo te c’è differenza tra i vari Paesi?
“Secondo me in Italia c’è un po’ di paura a lanciare i giovani e precocità nel farli esplodere. In Italia un giovane deve fare bene subito, invece secondo me serve del tempo per ambientarsi al cambio di ritmo tra Primavera e Serie A. All’estero c’è più pazienza ad aspettare i giovani e poi gli allenatori si fanno meno problemi a lanciare i giovani. In Italia a volte non si lancia un giovane per paura di bruciarlo”.

La Roma è un po’ un’eccezione:
“La Roma è una squadra top anche per questo, è la squadra che lancia più giovani. Faticanti ha esordito, sono stato contento come se lo avessi fatto io”.

Faticanti da quanto è il tuo capitano?
“Secondo me è l’uomo perfetto per essere capitano, ha tutte le caratteristiche e sono contento sia il mio capitano”.

È il compagno con cui hai più rapporto?
“Non è quello con cui passo più tempo. Ho un ottimo rapporto con Chesti e D’Alessio, che conosco da dieci anni. Con chi è qui da dieci anni come me c’è un rapporto più intimo, ma come ho detto sto bene con tutti”.

Che film o serie tv preferisci?
“Film di avventura e serie tv che raccontano esperienze e storie vere”.

Sui social non sei molto attivo, come mai?
“Non sono attivissimo, metto una storia quando vinciamo. Non sono un amante dei social. Mi piace starci, ma non metto molte cose mie”.

Cosa fai nel tempo libero?
“Mi piace stare con la mia fidanzata o con i miei amici. Uscire e staccare un po’ dal calcio. Se ci sono le partite le vedo spesso”.

Quindi non parli di calcio sempre?
“Subito dopo una partita non ne parlo, ma la sera me la rivedo per migliorarmi. Però subito dopo no per staccare”.

Perché indossi la maglia numero 8?
“È il mio numero preferito insieme al 21. Il 21 l’ho sempre scelto da piccolo per Dybala”.

Se vai in prima squadra allora chiediamo a Dybala se ti lascia il 21:
“Per ora mi accontento del 76 (ride, ndr)”.

Hai fatto altri sport?
“Mio padre è un ex tennista e ho iniziato con il tennis ma dopo un anno ho cambiato con il calcio”.

Potrebbe essere il tuo ultimo anno in Primavera, cosa provi:
“Un mix di emozioni. Sono curioso di vivere uno spogliatoio tra i grandi, da una parte sono eccitato, dall’altro mi chiedo se sono all’altezza. Faccio di tutto per farmi trovare pronto per questo salto”.

Ti senti pronto?
“Secondo me sì. Poi bisogna vedere… però sì penso di essere pronto”.

Da 10 anni sei alla Roma.. dove ti vedi tra 10 anni?
“Spero ancora alla Roma. Questo è il mio augurio più grande. Giocare davanti all’Olimpico è il mio sogno, come ho detto prima”.


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