Primavera, Semeraro saluta la Roma: "Chi scende in campo con questo stemma deve essere disposto a morire"
Il difensore laterale sinistro, classe 2001, Francesco Semeraro, dopo cinque stagioni (arrivò nell'estate 2015 dall'USD Città di Fasano), lascia l'AS Roma per trasferirsi, come da accordi presi lo scorso 30 gennaio, all'Ascoli Calcio 1898 FC.
Queste le parole con cui Semeraro, tramite il suo profilo Instagram ufficiale (_chiccoroma_10), ha voluto salutare il club giallorosso:
"Ti scrivo per dirti tante cose. 5 anni fa il mio arrivo in questa città, visite mediche e poi firme per la società che rappresenta ROMA. Si inizia subito forte, tante vittorie, tante gioie e tante soddisfazioni. Nel primo anno abbiamo centrato tre finali, una vittoria e due sconfitte. Chi se la scorda la notte del 28 Giugno 2016, a un passo dal tricolore e quanto mi ha fatto stare male leggere ovunque svanisce il sogno tricolore per i giovani giallorossi. Già dal giorno dopo anche essendo in vacanza, pensavo alla rivincita, pensavo alla prossima preparazione e alle prossime sfide. Un senso di rivincita che ogni anno mi ha portato a non staccare mai la spina, a lavorare duramente ogni giorno anche in vacanza. Vacanze finite, la stagione ricomincia e non c’è tempo di pensare ad altro, c’è solo un obbiettivo vincere lo scudetto. Stessi fratelli, stessi leoni e stessa voglia ma con una responsabilità in più vincere a tutti i costi. Grande stagione e grande percorso, ma anche quest’anno finale scudetto persa e qui è dura rialzarsi, realizzi la sera stessa che devi mettere la delusione da parte e già dal giorno dopo alzare la testa e lavorare con la testa bassa perché nel calcio non ci sono scusanti, se non arrivi all’obbiettivo sicuramente non sei stato così bravo da poterlo raggiungere, ma questo non vuoi dire che cancelli una grande stagione. Si riparte subito, con una soddisfazione immensa, ritiro con la primavera e quasi tutta la stagione con loro, quante emozioni in Italia e in Europa, partita indimenticabile a Londra contro il Chelsea con tanto di applausi all’ingresso dello Stamford Bridge. Si torna con la mia squadra verso fine stagione per combattere e portare il tricolore sul nostro petto. Annata strepitosa coronata con la vittoria dello scudetto, quasi due anni dopo, è ora della rivincita Atalanta-Roma, adrenalina a mille, giusta tensione e voglia di riscatto. Si parte in sordina ma quella sera negli occhi si vedeva che volevamo portare il tricolore sul petto, in campo c’erano dei leoni, pronti a morire sul campo nonostante la forza dei nostri avversari. Il Dio del calcio esiste e come se esiste, entriamo nel recupero Archiviata la stagione, inizia il ritiro e ci spetta un campionato primavera di livello, convinti di poter dire la nostra e di poter lottare tra le prime posizioni. Di vittorie me ne vengono tante ragazzi, la battaglia di Plzeň, la vittoria a Bergamo, quella in casa con l’Inter e tante altre. È stato un anno magico sotto tutti i punti di vista, abbiamo perso in semifinale scudetto ma comunque abbiamo detto la nostra.
Quest’anno è stata un’annata strana, tanti alti e bassi, soprattutto in classifica, ma alla fine stavamo uscendo fuori ed eravamo consapevoli di poter fare un grande finale di stagione e di poter dare la svolta al nostro campionato. Purtroppo a causa della pandemia campionato terminato e con tanto rammarico non posso chiudere quest’esperienza con un trofeo.
Emozione più grande? Prima convocazione in Serie A, perché lì ho capito che con passione e sacrifici si può arrivare in cima, ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con dei campioni e di provare l’emozioni dell’olimpico, il rimbombo della tifoseria e la vittoria per 2-1.
Il primo passo importante è stato il contratto da professionista e questo lo devo a voi perché grazie ai miei compagni e i miei vari staff ho potuto festeggiare questo punto di partenza. Voglio ringraziare pubblicamente TUTTI, allenatori, staff tecnici, medici, fisioterapisti, magazzinieri, segretari, dirigenti, tutor, direttori, Roma chef, Roma tv e tutti i professionisti che ci sono in quella struttura.
Sono arrivato con una valigia e un paio di scarpini, con tanta voglia di fare e tanta voglia di dimostrare. Non posso rimproverarmi nulla, perché ci sono partite in cui ho giocato bene e altre male, ma ho sempre dato il 100%, dovevo uscire dal campo stremato, per questa maglia ho dato l’ anima, ho dedicato tutte le ore che avevo a disposizione, ho gettato il cuore oltre l’ostacolo, perché per chi scende in campo con questo stemma deve essere disposto a morire".