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Sacchi: "Luis Enrique? Gli ho detto benvenuto all'inferno. Spero che la società abbia forza e pazienza" VIDEO!

di Redazione Vocegiallorossa
Alessandro Carducci

A sorpresa a Riscone si presenta il coordinatore delle giovanili, Arrigo Sacchi:

"Luis Enrique è stata una scelta non dico coraggiosa, inedita. Solo due grandi dirigenti come Sabatini e Baldini potevano farla.

Sono molto curioso e spero che la società abbia forza e pazienza, in un Paese che non ha pazienza.

Non giocando in Italia un calcio armonioso, Luis Enrique può essere una voce interessante.

Il nuovo mi ha sempre affascinato. Occorre però una società paziente, giocatori con una grande motivazione e funzionali al suo progetto tecnico. Non è uno sport individuale, si parte dalla squadra per arrivare al singolo"

Ci vorrà del tempo per vincere?

"Non lo so ma il vero successo è avere la sensazione di un gruppo che dà il massimo di quello che può dare.

Capita che una squadra giochi bene, abbia grandi nomi e debba vincere. Il calcio non è uno spettacolo, il calcio è un sport di squadra  con armonia e l'armonia la dà di gioco, occorre armonia da parte dell'allenatore e disponibilità da parte dei giocatori.  In una graduatoria metterei innanzitutto la persona, poi la funzionalità e in ultimo il talento".

Luis Enrique troverà difficoltà?

"Le difficoltà in Italia si trovano sempre, prima gli ho detto "Benvenuto all'inferno. Mi auguro di no ma noi non dobbiamo avere paura del nuovo in un Paese che invece ne ha paura".

Il mercato della Roma?

"In generale sono poco esterofilo ma gli acquisti fatti fino ad ora sono ottimi. Conosco bene Baldini, meno Sabatini però ho visto che si è mosso sempre motlo bene in passato. Ho grande fiducia in loro, l'importante è che abbiamo preso giocatori funzionali al progetto tecnico, non è importante che siano i più bravi. Fondamentale è la loro disponibilità e motivazione. Ci vuole poi il gioco, e quello lo dà l'idea dell'allenatore, la sua capacità e sensibilità e penso che Luis Enrique abbia queste qualità".

Cosa ne pensa della cura dei dettagli da parte di Luis Enrique, come l'erba tagliata in un certo modo e il campo bagnato?

"Fa parte della cultura spagnola. Per loro il calcio è spettacolo, per gli spagnoli una vittoria senza spettacolo non è una vittoria, per noi no. Tutto quello che è nuovo fa paura. Per avere una crescita occorrono delle voci diverse, così accaduto nel periodo d'oro del calcio italiano per cui il gioco di Luis Enrique va accolto con simpatia e pazienza".

E' un allenatore vincente?

"Si è vincenti quando si vince. Ama il proprio lavoro, ha una grande passione e crede che il calcio sia qualcosa che deve anche divertire. Ai ragazzi della Nazionale dico sempre che più della vittoria mi interessa il modo con la quale essa arriva. Quando mi chiedevano quali fossero i momenti migliori della mia carriera io ricordavo quando nel 1986 perdemmo col Parma l'ultima partita del campionato di serie B e mi portarono in trionfo e poi nel 1990 quando perdemmo lo scudetto, al Milan, e anche l' mi portarono in trionfo. Lì capii che avevo fatto qualcosa di importante in un Paese in cui conta solo vincere. Io sono molto onorato del secondo ai mondiali del '94".

Questa Roma è una squadra forte?

"Quando allenavo mi preoccupavo sempre quando in questo periodo avevo la condivisione dei tifosi. Il calcio non è fatto da figurine, c'è una magia che trasforma un gruppo in una squadra. Questa magia è il gioco".

Polemica Baldini-Totti?

"Non faccio polemiche, parlo di calcio".

Baldini le ha parlato del progetto Roma?

"Non lo sento da un paio di anni, nonostante la stima che ci sia tra di noi".

Come ha visto Luis Enrique?

"Molto carico, deciso. Era così anche da giocatore".

Quando Voeller si dimise da tecnico della Roma, Baldini chiamò lei?

"Sì, è vero".

Le giovanili?

"Complimenti alla Roma perché spendendo poco la Roma fa un ottimo lavoro. Ha molti ragazzi interessanti. I tecnici che non sono convinti delle proprie competenze si affidano molto ai giocatori esperti mentre chi è più convinto delle proprie intuizioni, della propria cultura investe maggiormente sui giovani, che apprendono meglio e hanno una disponibilità superiore. Il Barcellona ha sostituito Ronaldino con Pedro e sembrava impensabile. Guardiola chiese di mandare via Deco, Ronaldinho ed Eto'o per sostituirli con Sergio Busquets, Pedro, ragazzi che venivano dalle serie inferiori".

Per il progetto di Luis Enrique è più importante Totti e De Rossi?

"Quando arrivai al Milan temevo solo che il giocatore più famoso, Gullit, non fosse un esempio positivo. Sono sempre grato a lui che invece è stato sempre straordinario. Totti e De Rossi devono essere i fari, se lo faranno crescerà ancora di più il loro merito e faciliteranno l'inserimento di questi ragazzi".

 


http://www.youtube.com/watch?v=vbM-ONi_L_k


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