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Boni: "Nel calcio di oggi ci sono troppe cose negative, il pubblico si sta allontanando"

di Gabriele Chiocchio
Fonte: Roma Radio

Loris Boni, doppio ex di Roma e Sampdoria, ha parlato ai microfoni di Roma Radio: "Roma e Genova mi hanno fatto diventare un uomo, devo ringraziare entrambe le squadre, non ho mai rinnegato di essere parte integrante di questi colori, non posso rinnegarlo. Mi emoziono di fronte ad entrambe. Il papà e la mamma sono la stessa cosa, vuoi bene a entrambe".

Quali sensazioni ha avuto durante Voi Siete Leggenda?
"Avrei giocato una notte intera. Son cose difficili da raccontare, ho visto gente partecipe in modo pazzesco. Non era un evento per vedere le prestazioni di ex ma con un senso sociale. Ho visto la Curva Sud a livelli incredibili. Ho fatto quello che volevo fare, correre su quel campo. Era il mio desiderio e l'avrei fatto per una giornata ancora, l'emozione è stata talmente forte che la vivo ancora adesso. È stato troppo bello".

Quanto significava il pubblico della Roma per chi andava in campo?
"È sempre stato determinante. Ci ha sempre sostenuto nel bene e soprattutto nel male. A volte ci siamo presi fischi, ma la domenica dopo vedevo la gente ripresentarsi per sostenerci, venivano al Tre Fontane 3000-4000 persone a vedere una partitella. Devi provarlo per capirlo, sicuramente qualcosa è cambiato, ora ci sono troppe fazioni, anche i top-player ne hanno risentito in maniera importante. La presenza della Curva è determinante".

Il 9 gennaio 1977 nacque il CUCS in occasione proprio di un Roma-Sampdoria.
"Ricordo benissimo, sono situazioni indimenticabili. Ricordo la partita vinta nel '76 con gol di Carlo Petrini, quando chiese scusa per aver sbagliato l'inverosimile. Si rivolse verso i quattro lati dello stadio e chiese scusa abbassando il capo, come fosse un giapponese. Sono quelle cose che, ripeto, adesso facciamo fatica a vedere e me ne dispiace molto. Il calcio deve essere sport di sensazioni, sentimenti e altro. Mi sorprende quando qualcuno bacia la maglia e l'anno dopo non resta alla stessa squadra".

Che ricordo ha di Petrini? Come ha vissuto la sua storia?
"Carlo Petrini lo ricordo come fosse adesso, venni a Genova con lui nello stesso giorno, era una persona eccezionale. Un uomo, soprattutto, fece un anno un po' sfortunato nella Roma, ma ho conosciuto una grandissima persona. Questo suo testamento calcistico abbastanza negativo è quello che ha vissuto, non si è inventato nulla, è stato un po' abbandonato da un mondo che ha sempre amato e che lo ha tradito, è sempre stato una persona vera. Ha sempre detto ciò che vedeva e che pensava con sincerità, non si inventava per crearsi un personaggio. Lo ricordo solo in questo modo".

Le piaceva di più quel tipo di calcio?
"Quando si fanno questi paragoni mi rattristo molto, dover rimpiangere quello che è passato non è una cosa bella, soprattutto da parte dei tifosi. Sarebbe troppo facile dire che invidio i calciatori d'oggi sotto l'aspetto economico, secondo me fondamentalmente molti sono degli infelici, ricollegandomi ai tifosi se si rimpiange il calcio di una volta è perché era diverso, c'era più contatto coi tifosi, meno televisione che ha portato un cambiamento. Tante cose che anziché migliorare hanno fatto perdere la realtà di questo sport. Ci sono troppe cose negative, mi auguro non si arrivi sul fondo per poi risalire. Gli interessi non devono prevaricare la realtà di questo sport, se si chiude un occhio si crea un danno di immagine in uno sport in cui si è creduto. L'Italia rappresenta una negatività in questo sport, con cose che in altri paesi non succedono. Lo vediamo dal pubblico stesso, qui il pubblico si allontana e questo è un brutto segnale".

Un saluto ai tifosi della Roma.
"Auguro di cuore a tutti i tifosi di avere le soddisfazioni che meritano, che aiutino sempre i calciatori a essere prima degli umani, mi auguro che un certo traguardo possa ancora ricapitare, vincere lo scudetto a Roma è splendido e prima o poi questo accadrà sicuramente".


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