.

Carboni: "La Roma mi sembra sia la prima squadra dopo le grandi". AUDIO!

di Marco Rossi Mercanti

L'ex difensore Amedeo Carboni ha parlato in diretta sulle frequenze web di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, iniziando dal Barcellona: "L'anno è stato spettacolare, vista l'uscita di Messi e il cambio di presidenza. Ora c'è un budget molto limitato e un grosso debito, stanno cercando di fare anche uno stadio nuovo... Sono davanti a grossi cambiamenti e adesso li stanno pagando".

Similitudini con la Juventus?
"La differenza del cammino in Champions però è abbastanza notevole. La gente è convinta che il Barcellona sia in fondo alle top squadre europee, la gente non è contenta e la squadra questo lo vive. Ci sono giovani che avranno futuro, ma sta mancando ciò che rappresentava Messi e tutte le aspettative intorno a lui. Poi c'è pure un cambio di allenatore, la situazione non è facile...".

Possono tornare ai loro livelli in Europa?
"Va capito quando potranno farlo. Hanno quasi mille milioni di debito, uno stadio da fare, una squadra da rifondare e la necessità di trovare qualcuno che illumini. Ora serve la fortuna di trovare un allenatore che sappia tirare fuori dai giocatori, perché alcuni buoni ce ne sono. Manca chi fa gol".

Con Gavi, Nico e Pedri però la cantera batte un colpo.
"Non c'è dubbio, questi avranno un futuro tremendo. Ma Barcellona, come Madrid, ha bisogno di titoli e di essere la squadra protagonista, di giocarsi campionato e Champions. Per la gente che ha visto questo per anni, aspettare è dura, ma al momento più di questo non possono fare".

Atletico Madrid grande favorita?
"No, io sono dell'idea del Real Madrid. Sono abituati a situazioni difficili e a una pressione tremenda: l'Atletico ha una squadra solida, possono essere un'alternativa al Madrid col Barcellona fuori dai giri ma terrei d'occhio altre realtà quale il Siviglia".

Che impressioni le sta lasciando il Mourinho di Roma?
"Di essere la prima squadra dopo le grandi, sono in costruzione e hanno giocatori interessanti. Davanti devono esplodere ancora, senza dubbio, ma rimangono un passo indietro. Negli scontri diretti non sono messi bene: significa che hanno potenzialità, ma per arrivare ad essere top hanno ancora da lavorare. Però dico che ho vissuto proprio a Valencia il fatto di essere 13-15 punti dietro a chi sta in testa e alla fine vincere...".

Borja Mayoral non ha spazio: può fare il caso di altri in Serie A?
"Io lo vedrei a Firenze, dopo che va via Vlahovic... Secondo me è un buon giocatore, non so perché non trovi spazio, qualcosa avrà anche fatto perché non è che un allenatore ti tiene fuori perché non sei simpatico. Quasi tutti gli spagnoli soffrono città grandi come Roma o Milano, poi... Però ha del talento".

In caduta anche la parabola di Villar.
"La sua situazione è complicata, non si riesce a capire bene... Faccio davvero fatica a rispondere per bene, non vivendo e seguendo più di tanto in prima persona. Di sicuro è sorprendente, ma ci sono risvolti da approfondire".

Dove potrà andare Vlahovic?
"Ha fatto il salto di qualità e da mezzo sconosciuto sta portando la Fiorentina ad essere tra le protagoniste: io dico che possono arrivare in Europa League. Vede bene la porta, a chi non fa gola un attaccante così? Va capito più che altro cosa voglia fare lui. Di sicuro l'Atletico Madrid potrebbe andare per lui, ma mi sembra anche un giocatore da Inghilterra essendo un coraggioso, uno che non si tira mai indietro".

D'Aversa fatica a raccogliere l'eredità di Ranieri: che succede alla Sampdoria?
"L'allenatore si ritrova a gestire anche l'ambiente e l'umore della gente e della società, oltre ai venticinque giocatori. Ho l'idea che la Samp sia una squadra in cui tutti devono fare la cosa giusta al momento giusto o si perdono gli equilibri. Almeno con Ranieri mi sembrava così: riuscivano sul facile. Il lavoro di D'Aversa è difficile perché chi è sul livello della Samp ha qualcosa in più: deve trovare un gioco semplice, con buoni sincronismi".

Come si spiega la partenza difficoltosa dell'Allegri-bis alla Juventus?
"I nonni avranno un motivo per dire che i ritorni non sono mai belli! Per gli allenatori spesso è così, ci sono state raramente delle eccezioni. La Juve ha troppi alti e bassi, deve forse riprendere il ritmo del suo allenatore così come lui quello della squadra, che è nuova e diversa da quando la allenava lui. Nel momento in cui dai via Ronaldo e fai capire che sono cambiati gli obiettivi, non so cosa pensano i giocatori e cosa sia stato detto loro. Non sono cambiati gli obiettivi, forse, ma la forma per arrivarci".

Sembrano in difficoltà quando la partita non è di livello. Perché?
"Sono al contrario della Roma... Con le grandissime addirittura sanno come vincere: è una questione di mentalità, di non sporcarsi le mani. Solo con la differenza tecnica non si vince, a volte va male".


Amedeo Carboni intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
Altre notizie
PUBBLICITÀ