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DiBenedetto: "L'obiettivo è portare la Roma ai massimi livelli. Svilupperemo il marchio attraverso il web. L'Olimpico spero sarà la casa delle Olimpiadi 2020"

di Redazione Vocegiallorossa
Fonte: Mf-Dow Jones
Alessandro Carducci

LA ROMA - A poche ore dalla nomina a presidente Thomas DiBenedetto si racconta in esclusiva sulle pagine della rivista ufficiale La Roma.
Dai primi passi nella capitale “La mia prima volta a Roma è stata dopo la laurea, nel 1974, e naturalmente ho ricordi bellissimi di quel periodo”.
Fino alla decisione che ha cambiato la sua vita, un mix di destino e ferrea volontà di realizzarlo, “Il mio essere italo-americano, cresciuto con un padre che era un supporter sfegatato di qualunque cosa fosse italiana, mi ha molto condizionato nella scelta. Quando i miei partner del Fenway Sports Group hanno acquistato il Liverpool, io ho deciso che volevo fare qualche cosa per conto mio. E quando è giunta l’opportunità legata all’AS Roma, ho capito che era il momento giusto, e che con i miei soci saremmo potuti essere le persone adatte”.
Dal passato al presente che è fatto di grandi progetti “Il nostro obiettivo a Roma è creare quella situazione di stabilità ai massimi livelli di cui beneficiano altri club in Italia e in Europa, e questo è possibile solo vincendo”. Un progetto ambizioso che si concretizza nella ristrutturazione del club “In termini di management volevamo la miglior scelta possibile”  e nell'ammodernamento delle strutture a cominciare dallo Stadio “l’Olimpico sicuramente è un grande stadio ma, proprio come dice la parola, è 'Olimpico', e spero possa essere la casa delle Olimpiadi del 2020”.

Non solo una questione di business ma soprattutto di passione, l'elemento che differenzia l'approcciarsi a una realtà sportiva cosi particolare come il calcio in questo paese “Non posso dimenticare l’urlo di gioia delle decine di migliaia di tifosi dopo il gol di Mirko Vucinic in Roma-Inter lo scorso anno. In quella occasione ho realmente sentito che stavo cominciando ad essere coinvolto in qualche cosa di più grande rispetto a una semplice società di calcio”.. 

 

 

ESPRESSO - "Ho sempre cercato di non essere sui giornali. Non ho mai voluto usare la stampa per aiutarmi nei miei affari e sono cresciuto nell'investment banking, dove è meglio non apparire finché l'affare non è concluso". E' quanto si legge nell'intervista rilasciata da Thomas DiBenedetto all'Espresso che sarà in edicola domani.

  "Ho lavorato dieci anni per tre ditte di prestigio di Wall Street: Morgan Stanley, Salomon brothers e Allen & co. Poi mi sono messo - spiega - in proprio con la Olympic partners e mi sono dedicato all'immobiliare. Ho lanciato altre attività (Junction investors e Boston international group) ma, oltre alla finanza e al real estate, ho sempre desiderato occuparmi di politica estera. Così, a metà degli anni Ottanta, ho passato molto tempo in Unione Sovietica e poi in Russia, aprendo agli investitori occidentali la strada dell'Europa dell'Est".

  Come le è venuto in mente di investire in un paese che alcuni danno sull'orlo del default? "I problemi dell'Italia - dice DiBenedetto - stanno nell'eccesso di burocrazia e nella legislazione del lavoro troppo rigida. Ultimamente si è aggiunta la crisi del debito. In Europa non avete gli strumenti finanziari. Neanche la Bce li ha, a paragone con la Fed. Il vostro punto di forza sono le condizioni delle famiglie, migliori che in altri paesi. Grazie a questo siete capaci di sostenere la crisi meglio di altri", precisa.

  Parlando del premier italiano: "Silvio Berlusconi ha avuto una carriera imprenditoriale di enorme successo ed è stato il premier più longevo al governo. Per ottenere questi risultati ci vuole un individuo di grande talento. Sfortunatamente, adesso è alle prese con altri argomenti. E qui mi fermo".

  E parlando della As Roma e del perché gli americani hanno deciso di investire in Italia, il presidente del club giallorosso sottolinea: "C'è un genere di affari qui che sembra capace di sopravvivere a dispetto di quello che accade nel resto del mondo. Mi riferisco al turismo, all'industria del vino, a tutto quello che produce gioia e diverte la gente, come il calcio. Roma è in una posizione unica. La Chiesa cattolica è stata costruita qui e questo è il centro dell'universo per 2 miliardi di persone che considerano un obbligo visitare la Città eterna prima o poi".

Il calcio un'attivita in perdita? "Non credo che debba essere necessariamente così. Per ogni club ci può essere un modello di business che funziona, se il proprietario ha con il club lo stesso approccio che ha con la sua azienda. Di sicuro bisogna incominciare a vincere e il nostro staff, con Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini, è in grado di farlo. Poi, come dicevo, è fondamentale sviluppare il marchio attraverso il web. Dagli Stati Uniti abbiamo portato a Roma gente con profonde radici italiane per investire sui social media e nel marketing di Internet. Una cosa è avere un'idea, e io ne ho molte. Un'altra cosa è avere le persone per metterla in pratica". Molti presidenti si lamentano degli ingaggi dei giocatori ma l'imprenditore americano, pur ammettendo che "sono una percentuale molto alta del bilancio", si chiede: "il problema vero è: troppo alti i salari o troppo bassi i ricavi? La priorità dei club italiani è aumentare le entrate perché il mercato dei giocatori è un mercato internazionale e i prezzi li fa il mercato".

Sulla vecchia proprietà: "Non abbiamo niente da guadagnare a parlare male di Rosella Sensi. E qualunque cosa io possa dire suonerebbe negativa verso di lei (in seguito definirà l'eredità 'painful', cioè penosa, ndr)".

  E sullo stadio: "Con Gianni Alemanno abbiamo avuto una discussione molto propositiva - assicura - Il sindaco è totalmente al nostro fianco e adesso stiamo valutando le opzioni sulle diverse aree. Ci sono vari 'developers' locali che hanno espresso il loro interesse ad essere coinvolti con l'As Roma nell'operazione. Speriamo di incominciare presto e di essere i prossimi sulla strada che ha aperto la Juventus con grande successo. Il 2012 l'anno buono? Noi speriamo proprio di sì ma bisognerà che ci sia la collaborazione di tutte le forze politiche".


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