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El Shaarawy: "Roma fondamentale per l'Europeo. Spalletti mi ha fatto cambiare modo di giocare"

di Danilo Magnani
Fonte: Rivista 11

Stephan El Shaarawy, giocatore della Roma in ritiro con la Nazionale, ha rilasciato un’intervista a Rivista Undici in uscita oggi. Il giallorosso ha parlato di diversi argomenti, iniziando dal suo esordio a Roma con quel gol di tacco: “Qualcosa di incredibile, una botta bellissima: il primo gol alla prima partita, all’Olimpico. Il gol del vantaggio e poi una partita vinta, la prima di Spalletti, quella che ha aperto la serie di risultati. Se serviva qualcosa per sbloccarmi psicologicamente nel modo migliore, era proprio quella lì”. Riguardo all’impatto con l’ambiente e di quanto possa essere difficile in una città come Roma, ha risposto: “Per me invece è stato semplice, soprattutto veloce. Ho trovato allegria e buona predisposizione. I gol miei e i risultati della squadra hanno reso tutto più facile, i tifosi hanno subito visto il lato positivo”. Ha commentato poi riguardo ad un pezzo di un giornale che titolava ‘Roma, a che serve il Faraone?’ : “Me lo fanno vedere tutti. Rileggendolo, è la mia rivincita e questo mi fa contento. C’era scetticismo e solo io potevo far cambiare idea. Non avrei fatto un titolo così perché so quali sono le mie capacità e le mie qualità, perché sapevo che a Roma non potevo sbagliare. Ma queste convinzioni erano le mie, non pretendo lo fossero di altri”. Si è parlato poi della sua famiglia e dell’importanza che essa ha avuto nella sua crescita come giocatore, sopratutto il rapporto con il padre: “Mio padre è stato utilissimo nei momenti difficili, ma in generale in tutta la mia carriera. Mia madre è stata fondamentale quando ho deciso di diplomarmi mentre giocavo e andavo a scuola di sera. E quando mio fratello si è laureato in economia abbiamo deciso, insieme, che lui mi facesse da agente. La cosa più difficile, quando arrivi giovanissimo tra i professionisti, è mantenere l’equilibrio, avere la forza mentale per essere ad alti livelli e non farti distrarre: devi avere testa e persone giuste. La mia famiglia è stata un fortuna“. Ha parlato poi del ruolo che Spalletti gli ha cucito, quel suo accentrarsi in area: “Mi ha fatto cambiare modo di giocare: a me piaceva partire largo e lui mi vuole più dentro. È per questo, forse, che ho fatto tanti gol appena sono arrivato a Roma. Anche i tap in nascono dalla posizione che sto tenendo. Poi puntavo molto sulla velocità e la progressione, mentre lui mi ha chiesto di andare oltre le fiammate e essere più continuo e partecipe. Aggiungo doti a quelle che sentivo di avere. E evidentemente non erano tutto. So di avere tanto tempo davanti, ma so anche di avere tanto passato. Ed è positivo anche il passato, perché le esperienze aiutano. Sembra una frase fatta, ma io ho imparato da ogni cosa. E ora mi sento più formato. Poi non smetto mai di cercare di imparare: quando guardo le altre partite seguo gli attaccanti, studio le loro giocate, vedo cosa fanno quando sono uno contro uno con l’avversario, che scelte fanno. Cerco sempre di prendere spunto”. Si è finito poi parlando dell’Europeo e della sua chiamata in Nazionale: “Roma era una tappa fondamentale per questo: volevo essere utile qui e guadagnarmi la convocazione. So di avere la fiducia di Conte, ma la fiducia va meritata: è una vetrina internazionale, può darmi visibilità. Vorrei andare avanti con la Nazionale e vorrei andare avanti nella Nazionale, essere titolare, meritarmi il posto, essere protagonista. A queste competizioni non si va a fare le comparse e nemmeno io ci vado per quello. È il mio prossimo obiettivo. Poi, una volta fatto un buon Europeo, ne fisserò uno più alto. Da sempre ragiono così“.  


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