Fazio: "Riquelme il mio idolo. La Supercoppa vinta contro il Real è stato un giorno unico per me"
Fonte: asroma.com
Federico Fazio ha rilasciato un'intervista ad asroma.com.
1. Chi è stato il tuo primo idolo da bambino?
“Juan Román Riquelme, perché sin da piccolissimo sono tifoso del Boca Juniors e lui, quando ho iniziato ad appassionarmi al calcio, era il numero dieci degli Xeneizes. E’ un grandissimo giocatore che ha vinto tantissimi titoli con il Boca e che ho quindi sempre ammirato”.
2. Prima di iniziare a giocare a calcio, quando eri ragazzo, hai praticato altri sport?
“Da bambino mi è sempre piaciuto giocare a pallone a dire il vero. Quando avevo 4 anni circa ho fatto anche un po’ nuoto, ma il calcio ha preso il sopravvento in poco tempo. E’ stato sempre il mio sport preferito”.
3. In quale ruolo hai giocato quando hai iniziato a tirare calci al pallone?
“In Argentina quando si inizia a giocare si parte allenandosi in campi di dimensioni ridotte, dove si gioca in 5 contro 5. Lì inizialmente giocavo a centrocampo, non in difesa. Il primo club con cui ho iniziato è stato la squadra del quartiere, del mio “barrio”, con il club che si chiamava Atletico Estudiantil Porteño”.
4. Che cosa ti ricordi del tuo debutto nel calcio professionistico?
“Mi ricordo bene tutti: giocavo nel Club Ferro Carril Oeste, nella seconda divisione argentina nella stagione 2005-06 e quel giorno giocavamo contro il Club Atlético Tigre. Fu una giornata speciale caratterizzata anche da una situazione particolare, perché la nostra squadra era composta da tutti giovani, con il compagno di squadra più ‘anziano’ che aveva 23 anni. Nonostante questo giocammo bene e vincemmo, fu un esordio quindi bello in tutti i sensi. Dopo quella gara inoltre inanellammo una bella serie di vittorie. Fu tutto speciale quel momento, appunto perché è stato come se qui, da una stagione all’altra, tanti giocatori della Primavera passassero insieme in Prima Squadra e iniziassero a vincere”.
5. Qual è la gara che ricordi di più piacere della tua carriera e perché?
“Ce ne sono diverse, ma se proprio devo sceglierne una sola dico il mio debutto allo stadio Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. Si giocava il ritorno della Supercoppa di Spagna e io militavo nel Siviglia. Era l’agosto del 2007 e io, da poco passato in Prima Squadra, avevo solo 19 anni e fui schierato titolare dall’allenatore Juande Ramos. Vincemmo 5-3 in trasferta e alzammo al cielo il trofeo davanti a 70 mila spettatori… fu un giorno davvero unico per me!”.
6. Qual è il migliore giocatore avversario che hai mai incontrato?
“Risposta facile, Lionel Messi. Contro di lui ho giocato tantissime gare quando ero al Siviglia tra campionato e coppe varie, e lui ha sempre fatto grandi partite e segnato spesso. Ovviamente non lo ha fatto solo contro di noi, visto che è una cosa che fa praticamente sempre, perché lui è un campione assoluto”.
7. Quale è invece il miglior compagno di squadra con cui hai mai giocato?
“Diego Perotti, che è un grande giocatore e una persona speciale per me. Con lui ho giocato ben 7 anni insieme e questa rappresenta davvero una cosa rara nel mondo del calcio. Dopo gli anni di Siviglia, averlo ritrovato qui a Roma è fantastico: continuare a condividere con lui momenti di campo è una cosa bellissima. Ho giocato poi anche con tanti altri campioni, come Dani Alves, Luis Fabiano e Kanutè per citarne alcuni, ma Diego lo metto in cima alla lista”.
8. A parte l'Olimpico, quale è il tuo stadio preferito?
“In Argentina ho giocato solo in seconda divisione perché sono stato preso molto giovane dal Siviglia e, quindi, se considero gli impianti dove ho giocato, non posso non citarne uno europeo. In Europa ho infatti giocato in tanti stadi importanti, in Spagna e in giro nel continente nelle varie Coppe. Ma se devo sceglierne uno, dico il Santiago Bernabeu, uno stadio impressionante e ricco di storia del calcio con i tanti campioni che ha visto scendere sul suo terreno di gioco”.
9. Quale persona ha avuto la maggiore influenza sulla tua carriera?
“Come giocatore, uno che è stato importante quando sono arrivato molto giovane a Siviglia, è stato il centrocampista italiano Enzo Maresca, che mi ha aiutato molto a inserirmi e a capire diverse cose del calcio europeo. Mi ha un pochino fatto da punto di riferimento per capire bene come funzionavano le cose dentro e fuori il campo: quelli sono stati insegnamenti molto utili per me. Come allenatore poi è stato importante per arrivare a dove sono ora, Rodolfo Pereira, il mio allenatore quando ero giovanissimo al Club Ferro Carril Oeste, da dove poi mi sono messo in luce per arrivare in Spagna”.
10. Secondo te quale è l'aspetto migliore di essere un calciatore?
“La prima cosa è quella di poter fare come lavoro la cosa che più ti piace sin da piccolo, come è accaduto a me che ho sempre sognato di diventare un giocatore di calcio. Poi con questo mestiere hai il vantaggio di viaggiare molto e conoscere quindi paesi, culture, città e persone diverse: questa è una cosa che ti arricchisce molto come persona e quindi mi ritengo molto fortunato anche per questo aspetto”.