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Fonseca: "La semifinale è una grande opportunità prima di tutto per il club, ma anche per la città e per i giocatori"

di Marco Campanella

Il tecnico della Roma, Paulo Fonseca, ha rilasciato un'intervista sulle colonne di ESPN dove ha parlato della prossima gara della sua squadra contro il Manchester United e ha detto la sua sul tema Super League. Ecco le parole dell'allenatore portoghese: 

Questa è la più grande partita europea della Roma dalla semifinale di Champions League contro il Liverpool di tre anni fa. Nonostante abbia allenato in Champions League e battuto squadre come il Manchester City, questa è la più grande partita europea della tua carriera?
"Sì, certo. E siamo entusiasti! È una grande opportunità prima di tutto per il club, ma anche per la città e per i giocatori. Non tutti hanno la possibilità di affrontare il Manchester United in una semifinale europea".

Mi colpisce che tu abbia avuto così tante cose da affrontare negli ultimi nove mesi. Oltre a superare la pandemia, hai subito il cambio societario stando senza un direttore sportivo fino a gennaio; fino alla fine della finestra di mercato lo scorso settembre, sembrava che Edin Dzeko fosse vicino all'addio ma poi è rimasto, ci sono stati problemi con lui che gli sono costati la fascia da capitnao. La tua squadra è stata punita due volte per errori burocratici, prima quando Amadou Diawara è stato mal registrato, poi quando è stato commesso l'errore delle sei sostituzioni in Coppa Italia. Hai perso senza dubbio il tuo miglior giocatore, Nicolò Zaniolo, prima ancora che la stagione iniziasse e lui non ha giocato un minuto; hai anche dovuto affrontare tanti altri infortuni a uomini chiave, da Chris Smalling a Pedro a Henrikh Mkhitaryan. Hai mai affrontato una sfida come questa?
"È stata una nuova esperienza per me e sì, è stato difficile gestire tutte queste situazioni. Gli infortuni sono particolarmente difficili da gestire, soprattutto perché sono arrivati ​​in momenti cruciali, come quello di Mkhitaryan. E, naturalmente, giochiamo ogni tre giorni. Aggiungo anche che la Serie A è un campionato difficile e competitivo, dove stiamo lottando con altre sette squadre per un posto tra le prime quattro. Eravamo tra le prime quattro in classifica fino agli ultimi infortuni di marzo, e poi abbiamo mollato. Quindi questo trofeo, per noi, è molto importante".

Parliamo della gara contro il Manchester United. È squadra che ha attaccanti molto veloci e di talento, ma forse ha faticato quando gli avversari si sono spinti più in profondità, chiudendosi in difesa e cercando di colpirli in contropiede. Ma la tua squadra non giocherà in quel modo, vero?
"No, non mi piace giocare in profondità e aspettare il contropiede. A volte può capitare in momenti con la mia squadra, come contro l'Ajax nel ritorno dei quarti di finale, ma non è il mio stile di gioco. Ma hai ragione, hanno così tanti giocatori in attacco forti come Edinson Cavani, Marcus Rashford, Mason Greenwood, Daniel James, che è molto veloce. Questi sono giocatori straordinari che possono decidere il risultato di una partita in ogni situazione, in un secondo. Quindi dobbiamo essere preparati, ma, devo confessare, non possiamo presentarci all'Old Trafford solo per difendere. Dobbiamo tenere la palla, dobbiamo avere l'iniziativa, dobbiamo avere il coraggio di uscire e giocare contro il Manchester United. La chiave è non lasciarci attaccare con velocità e difenderci lontano dalla nostra area di rigore".

Ti piace mantenere una linea difensiva più alta e tenendo la palla, ma questo stile di gioco è anche costato caro alla tua squadra in molte partite per colpa di alcuni errori individuali
"Abbiamo avuto problemi molte volte, non è stato perché altre squadre hanno creato occasioni contro di noi. È perché abbiamo commesso degli errori, perdendo palloni nella prima fase di gioco. E penso che abbiamo pagato più a caro prezzo questi errori, ciò è stato il nostro problema più grande. È vero, questo tipo di gioco può essere rischioso, ma a lungo andare credo che abbia successo".

Bruno Fernandes è uno dei giocatori chiave dello United. Sei rimasto sorpreso dal fatto che abbia ricevuto molte attenzioni solo quando si è trasferito allo Sporting? Normalmente talenti come il suo vengono individuati a inizio carriera.
"Bruno è fantastico, per quello che ha fatto allo Sporting e per quello che sta facendo allo United. È arrivato leggermente in ritardo, ma ha imparato tanto prima dello Sporting, sviluppandosi in Italia. Trovo notevole è la sua personalità. Ha molte qualità, ma è anche un leader, un combattente ed è anche molto intelligente. Non sono sorpreso che dal momento in cui è arrivato allo United sia diventato un giocatore chiave della squadra".

Tuttavia, mi sembra strano che, con tutti i soldi e le risorse che le squadre investono per lo scouting, un ragazzo come Bruno non sia stato ingaggiato da una grande squadra fino ai suoi 23 anni. Forse aveva bisogno di squadre più piccole per svilupparsi correttamente, perché non avrebbe trovato spazio in una grande.
"Devo confessarlo, non è facile dare opportunità ai giovani quando sei in una grande squadra con grandi aspettative. C'è molta pressione; serve un giovane giocatore con il giusto carattere e la giusta personalità. Noi abbiamo Zaniolo,  per esempio, che è molto coraggioso e determinato. Ecco perché non vedi molti giocatori giovani che giocano regolarmente nelle grandi squadre. Ma dipende dal carattere del calciatore. Quando vedo un ragazzo con carattere e personalità che si adattano al suo talento, la sua età non mi importa".

Nelle ultime partite dello United, abbiamo spesso visto Paul Pogba giocare largo a sinistra in un 4-2-3-1, piuttosto che come un centrocampista centrale. È l'eterno dibattito tra individui e sistemi. Qual è il tuo punto di vista?
"Entrambi sono importanti, certo, ma il sistema deve sempre rispettare le qualità e le caratteristiche dei giocatori. Se Pogba è in quel ruolo, giocherà in modo diverso rispetto a un esterno tradizionale. La dinamica cambierà, per la sua squadra e per l'avversario. Se lo fai bene, allora è positivo. Penso che in questo momento il gioco stia diventando sempre più strategico, gli allenatori stanno apportando sottili cambiamenti partita dopo partita per cercare di ottenere un vantaggio. Ed è la cosa giusta da fare. Dovresti affrontare ogni artita in modo leggermente diverso; dovresti cercare di creare dubbi nella mente dell'altro manager".

Cosa ti ha sorpreso tatticamente della Serie A?
"Beh, ogni partita in Serie A è una grande sfida dal punto di vista tattico, perché gli allenatori cercano sempre di ottenere un vantaggio. Ciò che mi ha impressionato sono squadre come Atalanta, Verona e Bologna, che giocano a due in tutto il campo. E non è solo in Italia. Marcelo Bielsa e Leeds United lo hanno fatto domenica contro il Manchester United, marcando uomo per uomo più profondamente del solito. È stato molto difficile per il Manchester, così come per noi quando le squadre lo fanno con noi in Italia".

Pensi che questa potrebbe essere una tendenza? Perché dagli anni '90, tutti nel calcio hanno avuto la tendenza a difendere a zone.
"Il calcio si evolve nel tempo, certo, ma è anche ciclico e mi chiedo se stiamo tornando al passato. Vedi molte squadre che passano a difendere a uomo, sia per l'intera partita che in determinati momenti della gara. Ed è diverso rispetto a quando giocavo e iniziavo la mia carriera da allenatore, al'epoca era tutta una questione di zone di pressione e di difesa collettiva. Non sono un fan della difesa a uomo; non è il mio tipo di calcio, ma ottiene risultati. E devi sapere come giocarci contro, altrimenti contro certe squadre non sarai in grado di fare la tua partita".

Ultima domanda sull'argomento di cui tutti parlano da 10 giorni: la Super League.
"Quando ho visto la notizia, all'inizio ero molto preoccupato, ma ora sono molto orgoglioso, orgoglioso di far parte del calcio. Penso che abbiamo dato un grande esempio al mondo, alle società. La cosa più importante sono i tifosi. Capisco che i club più grandi vogliono più soldi, ma sono anche quelli che spendono di più. Sono loro che pagano 100 milioni di euro per acquistare i calciatori. E questo crea un problema per i club più piccoli. È egoistico da parte loro. Quindi ringrazio i tifosi, i giocatori, gli allenatori, tutti coloro che si sono opposti. Se la Super League fosse parita, avrebbe potuto uccidere il vero calcio. E penso a quello che è successo in Inghilterra, vedere i tifosi per strada a far sentire la loro voce, è stato fantastico. Sono così orgoglioso di loro e devo ringraziarli".


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