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Garcia: "Destro? Stavolta non è prova tv, è moviola. Totti è uno dei più grandi del calcio. Scudetto? Noi dobbiamo solo vincere e sperare"

di Emanuele Melfi

Durante l'intervista di Daria Bignardi - durante "Le invasioni barbariche", in onda su La7 - a Massimo D'Alema, Rudi Garcia è stato chiamato in studio dalla presentatrice. Il mister giallorosso ha così regalato all'ex Presidente del Consiglio una maglia numero 10 con il suo nome lasciandosi scappare anche una battuta: "Il bello del calcio è che possono parlarne tutti". 

Successivamente, il tecnico francese ha rilasciato un'intervista dove ha presentato il suo libro "Tutte le strade portano a Roma".

"Garcia rivelazione? Io non posso dirlo. Stiamo facendo un campionato da record ma non è ancora finita. Scudetto? Non dipende da noi, dobbiamo tenere il secondo posto e vincere sabato aspettando gli altri risultati, soprattutto quello della Juventus. Destro? Lui non è un giocatore violento, il calcio è uno sport di contatto, c'è continuamente lotta per prendere posizione e può succedere. E' vero che ha dato la manata, ma l'arbitro ha visto tutto: la regola dice che non c'è prova tv quando l'arbitro ha visto tutto. Credo che sia più una moviola in questo caso e a me piace. Siamo nel 2014 e credo che serva. Roma perseguitata? No, assolutamente. Io faccio il mio con la squadra, l'unica cosa che conta è fare bene. Come faremo senza Destro? Faremo con un altro, ma credo che sarebbe logico che vincessimo il ricorso. Se capisco meglio il romanesco dell'italiano? E' vero e poi abbiamo la fortuna di avere quattro giocatori romani che mi fanno da maestri. Se conosco Fabio Capello? Lo conosco ora, in Italia ci sono tanti grandi allenatori ed è un onore per me allenare qui. L'incontro con Sabatini? E' un uomo che mi piace, ti guarda negli occhi ed è sincero. Il mio agente mi ha detto che non c'erano tante possibilità, ma io so come sono fatto. L'incontro con la proprieta a New York? Non ho visto quasi niente della città dopo l'incontro con Pallotta, non l'ho mai visitata. Questo mestiere è h24, 7 giorni su 7. Il mio papà? E' stato un allenatore e giocatore. Ha avuto molta autorità ed era un esempio, non mostrava molto dei suoi sentimenti e mi bastava uno sguardo per capirlo. Lui guardava tutte le mie partite. Adesso chi chiamo prima di ogni partita? La mia mamma, io ho voluto che tenesse quel numero. L'arrivo a Roma? Vorrei incontrare Gasparri che ha detto che ero l'amico di Zorro, una battuta di grande livello (ride, ndr). Penso che quando uno tifa una squadra la deve tifare fino alla morte, anche quando non va bene perché è proprio in quel momento che abbiamo bisogno dei tifosi. Quando sono arrivato la prima cosa da fare era fare in modo che sul viso dei giocatori tornasse il sorriso, poi fare il meglio sul campo per rendere orgogliosi i nostri tifosi. Quest'ultimo obiettivo l'abbiamo raggiunto e io sono fiero di questo. Totti? I più grandi giocatori sono sempre gli uomini più umili e semplici, lui è uno così. Pensa sempre alla squadra e al bene della Roma. Francesco è uno dei più grandi della storia del calcio, e il suo talento lo deve mostrare in Europa, l'anno prossimo lo farà. Io ambizioso? Sempre. Quanto sono innamorato della Roma? Tanto perché è facile sentirsi romanisti, la città è meravigliosa, mi piace la lingua, che ho imparato velocemente. Diverso fare il padre e l'allenatore? Non tanto. Anche i miei giocatori sento come figli, per me non è possibile allenare una squadra senza amare i propri giocatori. Se qualcuno mi sta antipatico gli parlo e risolviamo. Quando acquistiamo i giocatori io mi documento sempre sull'uomo, è importante. Io faccio in modo che la mia Roma abbia un'identità di gioco, la gente viene allo stadio per divertirsi e il gioco deve essere spettacolare. E' più spettacolare il gioco dell'Inter o del Milan? Non mi importa, l'importante è stare avanti in classifica. Come finisce il campionato? Rimangono sei partite e poi vediamo come va, non è finita. Come finiamo l'intervista? Con un bel daje Roma!".


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