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Gonalons: "Sono ripartito da zero. La Roma è un'istituzione, mi darà molto e io voglio darle altrettanto"

di Veronica Sgaramella
Fonte: L'Équipe

Maxime Gonalons, centrocampista giallorosso, ha rilasciato una lunga intervista al noto quotidiano francesc L’Equipe: "Come va il mio adattamento al calcio italiano? Bene, anche se inizialmente è stato un po’ difficile. Arrivavo da Lione dove ho passato 18 anni, non conoscevo nulla al di fuori. Ma la Roma è stata incredibile, la mia famiglia è stata subito messa a suo agio, e in ottime condizioni. Totti? È una leggenda. I tifosi? Da quando sono atterrato all’aeroporto la prima volta, ho capito di essere arrivato in un altro mondo, un mondo in cui la gente vive per il calcio".

Ha scelto la Roma quando il campionato italiano poteva sembrare meno attraente di altri, visto dalla Francia…
"Ma una volta che sei dentro, è tutto diverso! In questa stagione la Serie A ha alzato il suo livello. Ci sono 5 grandi squadre che sono in testa alla classifica e che lotteranno per il titolo: Napoli, Inter, Juventus, Roma e Lazio. È un campionato molto difficile e super competitivo".

Si è concluso tutto in fretta con la Roma?
"Sì, molto velocemente dal momento in cui ho sentito che il Lione voleva dare inizio ad una nuova era. Per me era il momento di vedere altro. Ho colto l’occasione, mi sono detto che la chiamata di un club come la Roma non arriva tutti i giorni".

A Lione lei era un titolare indiscutibile. Qui a Roma è diverso. Come la sta vivendo?
"Me lo sono detto tutti i giorni, a Lione: dovevo rimettermi in ballo. L’ultima stagione è stata dura per diverse ragioni, sia in campo che fuori. Era il momento di partire per scoprire altro. È la prima volta che arrivo in un nuovo club, che scopro una nuova cultura, una nuova lingua. Ma siamo tutti molto felici, stiamo bene, io nel club e la mia famiglia a Roma".

Cosa l’ha colpita al suo arrivo? La tanta tattica negli allenamenti?
"Non è quello che mi ha scioccato. Sì, facciamo tanta tattica, ma quello lo sapevo. È soprattutto l’organizzazione attorno al club che è incredibile. Tutto viene fatto per permettere al giocatore di pensare soltanto al calcio. In Francia dobbiamo ancora migliorare molto sotto questo punto di vista".

Non gioca molto spesso da quando è arrivato a Roma. È difficile per lei?
"In qualche modo, riparto da zero. In Italia non ero molto conosciuto, quindi devo dimostrare le mie qualità. Poi davanti a me c’è un giocatore emblematico, Daniele De Rossi, il capitano della Roma. Conoscevo le difficoltà che avrei incontrato venendo qui, ma volevo mettermi in gioco. A Lione conoscevo tutti. Qui è completamente diverso, ma è gratificante. Quando si è da tanto in un club, si entra dentro una routine, anche se non lo si vuole ammettere. È così. Questo cambiamento mi ha fatto molto bene".

La fascia da capitano l’ha logorata?
"A partire dal momento in cui ho messo la fascia al braccio, ho subito capito la difficoltà del ruolo. Non è mai stato un peso per me, ma l’ultima stagione è stata più difficile. Ho sempre svolto al meglio questo ruolo. Oggi ho uno status diverso, questo mi permette di concentrarmi unicamente sul campo. Credo che lo scorso anno a Lione questa cosa mi abbia tolto diverse energie. Non è solamente un piccolo pezzo di tessuto da mettere al braccio, è uno status da assumere".

Ci sono aspetti del suo gioco che vorrebbe migliorare?
"C’è sempre bisogno di migliorarsi. Ho un’esperienza tale che mi permette di gestire alcune cose che non sapevo gestire quando ero più giovane. In Italia il campionato è molto tattico, l’avversario ti pressa, non si ha molto tempo per giocare. Bisogna sempre guardare avanti. C’è un livello di gioco molto alto: bisogna avere la lucidità di non perdere il pallone, soprattutto nella zona dove gioco io, davanti alla difesa".

Come ha metabolizzato la partenza dal Lione?
"Oggi ho digerito la cosa, è alle spalle. Continuo a seguire la squadra, ho molti amici nel club, sia tra i giocatori che tra i dipendenti. Gli auguro solo belle cose, ma ora scrivo la mia storia. Penso che fosse nel mio destino. Sono concentrato sugli obiettivi della Roma, abbiamo iniziato bene la stagione e dobbiamo continuare così".

Ha sentito Aulas?
"No. Ci siamo lasciati bene nonostante tutto, anche se le sue parole mi hanno toccato. Questo fa parte del mestiere, non sono rancoroso. È un presidente che mi ha sostenuto, che mi ha ben pagato per diversi anni. Bisogna avere rispetto per lui, ha portato il club in alto".

Quindi oggi non c’è amarezza?
"No. C’è solamente un po’ di tristezza per come è finita".

Come immagina la sua stagione?
"Vogliamo arrivare il più lontano possibile in tutte le competizioni. Abbiamo una squadra di qualità e penso che la concorrenza sia sana. Abbiamo bisogno di tutti, giochiamo tante gare. In Champions siamo capitati nel gruppo della morte, eppure ora siamo in una buona posizione per qualificarci alla fase successiva. Abbiamo fatto un buon girone finora".

Pensa ancora alla Nazionale francese?
"Sì, certamente, ma la situazione mi è ben chiara. C’è molta concorrenza nel mio ruolo, c’è una squadra che ormai gioca insieme da qualche mese, e poi ci sono i giovani, che sono molto promettenti. Io parto da lontano, ma non si sa mai cosa potrebbe succedere. Tocca a me essere bravo con la Roma".

Passare da Lione a Roma è un passo avanti?
"Sì, penso di sì, anche se il Lione resti un grande club. La Roma è un’istituzione. So che mi darà molto, e io voglio dare altrettanto alla Roma".


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