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Julio Sergio: "Non conoscere l'ambiente è un vantaggio per Fonseca. Vital somiglia a Perrotta"

di Gabriele Chiocchio

Julio Sergio, portiere della Roma dal 2007 al 2011, è intervenuto ai microfoni di Teleradiostereo.

Che sensazioni hai? 

"Ho visto delle mosse di mercato e quello italiano sta diventando nuovamente un campionato forte. La Roma la seguo sempre, è impossibile dimenticare".

È vero che nel derby si azzerano i valori?

"È una partita talmente importante che l’aspetto mentale fa la differenza, perché i giocatori hanno le qualità. La Roma ha cominciato una nuova stagione con tanti cambiamenti, è il primo senza due bandiere come Totti e De Rossi. Sono cose che vanno prese in considerazione per non giudicare troppo presto".

Che difficoltà incontra uno straniero quando arriva a Roma? Qual è l’errore che non deve fare?
"Non conoscere quali sono le dinamiche di questo ambiente in questo momento è un bene per Fonseca. Lui arriva, può avere una mentalità unica e non sentire tanti rumori sulle cose che possono succedere. Lui sa cosa ha in mano, ha la consapevolezza di cosa è la Roma, una delle squadre più importanti del mondo e in una grande città. Sono certo che darà tutto se stesso, non sentendo i rumori all’esterno".

Che consiglio daresti a Pau Lopez?

"I portieri sono mentalmente più forti degli altri. Per il ruolo, la responsabilità, perché toccano il pallone una volta sola ma devono farlo benissimo. Per forza devono essere persone più forti di testa. Lui arriva da straniero dopo Alisson, con una storia di giocatori importanti dietro di sé. Sa che non avrà 3-4 possibilità, ma ne avrà al massimo una e mezza ma deve prenderlo come stimolo per fare cose importanti e portare la Roma ai primi livelli in Europa".

Che si dice di Vital?
"Il Corinthians è un po’ come la Roma, tanta passione con una tifoseria impressionante. Lui ha tanto futuro, mi auguro che possa arrivare".

Ti risulta qualcosa di questa trattativa?

"Sapevamo che lui doveva o voleva andare via, non so se proprio alla Roma o se sono chiacchiere, ma qualcosa c’era. C’è tanta qualità".

Ce lo descrivi?
"Somiglia un po’ a Perrotta, più veloce e con qualità tecnica superiore anche se non è pronto per fare quello che ha fatto Perrotta. Che però era un calciatore straordinario, di un’intelligenza tattica impressionante. Perrotta è un giocatore che tutti vorrebbero in squadra. Se lui riuscisse a fare la metà di quello che ha fatto Perrotta sarebbe tanta roba".

Chi toglieresti alla tua Roma per fargli giocare il derby domani, a parte Totti e De Rossi?

"Un giocatore che mi ha fatto impazzire per qualità e cambio di passo è Menez. Lui era fantastico, ma non è riuscito a esprimere tutte le sue potenzialità in carriera".

Pensi che la Roma abbia abbassato il suo traguardo?

La Roma oggi non ha la rosa per vincere lo scudetto. Se arriva in Champions è un grandissimo obiettivo, poi dobbiamo capire sempre il momento. Quando c’erano i Sensi, forse 2-3-4 volte siamo arrivati secondi, ma erano momenti. Poi sono arrivati gli americani con grandi sogni, stanno provando a costruire una realtà diversa per la Roma ma nel calcio ci sono tante cose come soldi, politica… Tutte cose che la tifoseria non riesce a guardare perché per loro contano quei 90 minuti. Speriamo che questa sia una base per un futuro brillante."

Da allenatore a chi ti ispiri? Chi ti ha lasciato di più?

"Spalletti è il classico allenatore italiano, che guida gli allenamenti sempre allo stesso modo, quasi prevedibile ma talmente efficiente che alla fine vince. Ranieri è stato come un padre, mi ha dato tanta fiducia. Con i suoi metodi, il modo di parlare, il modo di trattare i giocatori. Rudi Garcia è stato uno dei più completi in tutti i sensi, riusciva a guardare tutti gli aspetti del calcio".


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