Longo: "L'incidente autostradale segnò la mia carriera. Zaniolo ha la personalità di suo padre Igor. Il futuro della Roma è Riccardi"
L'ex calciatore di Parma e Roma, Raffaele Longo, ha parlato al Match Program della sfida di domani tra le due sue ex squadre.
Un incidente stradale la mandò in stato di coma.
“Fu un’esperienza molto brutta, anche se non ho grandi ricordi. Ero in autostrada nel tratto tra Valmontone e Magliano Sabina, mi fermai per fare benzina, dopo di che il buio più totale. Mi sono risvegliato due giorni dopo in terapia intensiva al Forlanini di Roma. Io ero tesserato per il Parma,
allora”.
Non ricorda nient’altro. Possibile?
“Zero. Non ho altre immagini se non quelle che ho raccontato. Successivamente, mi dissero che la mia auto impazzì e si ribaltò più volte. Io subii un forte trauma al torace. In un primo momento mi ricoverarono all’ospedale di Frascati, poi fui trasportato al Forlanini anche su richiesta di Tanzi”.
Tanzi l’ex patron del Parma?
“Sì, esattamente. Mi portarono in elicottero per volere del presidente che fu avvertito subito dalle autorità una volta accaduto il fatto. Chiamarono lui e i miei familiari. Ebbi fortuna nel primo soccorso...”.
Perché fortuna?
“Fu il papà di Luigi Apolloni a intervenire sul luogo dell’incidente, dato che lavorava come medico sull’ambulanza. Prese i documenti, mi riconobbe e avvertì la società con i miei genitori. Ovviamente, furono molto bravi anche a salvarmi. È bello poter raccontare tutto, sono passati
quasi vent’anni”.
Aveva 22 anni, all’epoca. Crede che quell’incidente abbia inciso sull’andamento della sua carriera?
“Beh, in un certo senso me l’ha condizionata. Sicuramente. Dovevo fare l’Europeo Under 21, invece fui costretto a fermarmi per sei o sette mesi. Pazienza, ognuno alla fine ha quello che merita e io non mi lamento affatto per come mi è andata. Anche perché poco prima di quel giorno
avevo vinto la Coppa UEFA con il Parma nella finale di Mosca contro il Marsiglia, seppur da comprimario”.
Era una grande squadra, quella gialloblù.
“Senza dubbio. Il Parma era nel suo momento migliore, con calciatori fortissimi in tutti i ruoli. Buffon in porta, Cannavaro e Thuram in difesa, Veron e Boghossian a centrocampo, Crespo e Chiesa in attacco. Elevatissima qualità ovunque”.
Nel 2001, poi, arriva l’operazione di mercato tra il Parma e la Roma.
“In giallorosso non ho mai avuto la possibilità di giocare una gara ufficiale, ma non fu un problema. Non rientravo nei piani, ci può stare. Però devo dire che la società è sempre stata molto corretta nei miei confronti. Il primo anno mi mandò a giocare a Palermo, di cui Sensi era presidente. Negli
anni successivi mi permise di allenarmi con regolarità o con il gruppo di prima squadra quando c’era bisogno di giocatori nelle partitelle o con gli altri ragazzi in attesa di sistemazione. Alla fine ho fatto il mio percorso in Serie B con buoni risultati”.
C’è un fatto che le è rimasto impresso dei suoi periodi a Trigoria?
“L’autorità che aveva Fabio Capello all’interno del centro sportivo. In particolare, quando la squadra scendeva in campo per gli allenamenti, i giardinieri dovevano allontanarsi perché al mister davano fastidio i rumori. Doveva esserci il più assoluto silenzio e lui voleva il totale controllo su
ogni situazione. Queste persone che curavo il terreno di gioco, come lo vedevano arrivare, sparivano in pochi secondi (ride, ndr)”.
Si è allenato anche con Totti.
“Conoscevo già Francesco per alcuni trascorsi nelle nazionali giovanili. Giocatore straordinario, che ha meritato tutto ciò che ha avuto. Nel corso del tempo ho continuato a seguire la Roma con simpatia, anche perché vivo a Roma stabilmente da anni”.
Vive a Roma?
“Sì, nel quartiere di Casetta Mattei. Mia moglie è romana, spesso vado a vedere la Roma Primavera al Tre Fontane. Ho lavorato tanto nel calcio giovanile, vedere la squadra di De Rossi è sempre un piacere. Ci sono giocatori che hanno un avvenire importante”.
Dovesse indicarne uno?
“Alessio Riccardi, è veramente forte. Ha qualità. Potrà fare cose importanti con la maglia della Roma. È il futuro”.
La parola futuro viene abbinata anche a Zaniolo, ultimamente.
“L’ho seguito a lungo nell’Inter primavera. Ha veramente tutto per essere un calciatore importante. Mi ha impressionato soprattutto per la personalità. Ha la stessa sfrontatezza del padre”.
Lei giocò insieme al papà Igor nella Salernitana, stagione 2004-2005.
“Per questo lo dico. Ho conosciuto bene Igor e lui non aveva paura di niente. Sfidava in duelli uno contro uno gli attaccanti sempre con voglia di vincere e avere la meglio. Nicolò ha più qualità nei piedi, ma la personalità e l’atteggiamento li ha ripresi dal padre. E in campo si vede…”.