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Mancini: "Spalletti poteva gestire meglio la vicenda Totti, ma come tecnico non si discute"

di Marco Rossi Mercanti

Amantino Mancini, ex calciatore della Roma, è stato intervistato durante la trasmissione Note Giallorosse, in onda sulle frequenze di New Sound Level 90.00 fm. Queste le sue dichiarazioni:

Hai iniziato la carriera da terzino nell’Atletico Mineiro?
"Sì, anche se in carriera ho sempre avuto caratteristiche più offensive. Nel mio ultimo anno all’Atletico Mineiro ho realizzato 17 gol nel campionato brasiliano in quel ruolo. Appartengo ad una generazione di terzini come Cafu, Belletti o Roberto Carlos molto bravi ad attaccare che però facevano un po’ di fatica in fase di marcatura. Quando venni in Italia mister Capello mi disse di volermi schierare come centrocampista nella seconda linea a destra nel 4-4-2 viste le mie doti in fase realizzativa". 

Che differenza c’è tra Fabio Capello e José Mourinho?
"Capello è più un generale, riusciva a gestire in maniera tranquilla giocatori di un certo spessore come Totti, Montella e Cassano. Mourinho lavora sull’aspetto mentale, ti entra nella testa e cerca sempre di ottenere il massimo dai suoi giocatori". 

Da attuale tecnico, ti ispiri a qualche tuo vecchio allenatore?
"Mi ispiro certamente a Luciano Spalletti, è stato il mister che più di tutti mi ha insegnato calcio, sia in fase offensiva che difensiva. Lui prepara perfettamente le sue squadre, i suoi giocatori prima di scendere in campo sanno a memoria cosa fare. Il gol che ha siglato Osimhen all’Olimpico rappresenta una classica azione di Spalletti: la palla ai centrocampisti, il giocare di prima e l’aggredire lo spazio da parte degli attaccanti. Quando giocavo io sapevamo a memoria le azioni da compiere, con Totti ero abituato a giocarla di prima, con Tonetto compiere movimenti di corto-lungo per ingannare gli avversari e attaccare nello spazio. Spalletti ha un carattere particolare, è una brava persona e della sua generazione rappresenta uno degli allenatori più forti in Italia".

Cosa manca a Spalletti per vincere di più?
"Forse qualche giocatore più forte. Nella Roma in cui militavo di grandi calciatori c’erano Totti e De Rossi con una squadra molto più operaia".

Però ha dimostrato che con i grandi calciatori spesso ci entra in conflitto?
"Può darsi. Sicuramente a Roma poteva gestire meglio la vicenda Totti, voleva far valere il suo orgoglio senza essere flessibile. Come allenatore però non si discute, è stato il miglior allenatore che ho avuto".

Più di Mourinho?
"Sul discorso campo mi sono trovato meglio con Spalletti, non ho avuto nessun tecnico come lui, mi porterò per tutta la vita i suoi insegnamenti".

Il ricordo più bello con la maglia della Roma?
"Ho avuto la fortuna di vincere con questa squadra, ho bellissimi ricordi di quel periodo: l’esordio, il gol di tacco al derby, il 4-0 alla Juventus e il 6-2 in finale contro l’Inter". 

Hai fatto anche un meraviglioso gol di cucchiaio in un Roma-Messina 4-3 del 2007.
"Ricordo quel gol, era un periodo molto difficile della mia vita in quanto mio padre era molto malato. La Roma mi aveva dato dei giorni di permesso prima di quella gara, io partii dalla panchina e siglai il 4-3 in quella partita. Sono cose che rimarranno per sempre nella mia vita e mai dimenticherò".

Come ti è sembrato Daniele De Rossi sulla sua prima panchina?
"Era ora (ride ndr), gli auguro tanti successi essendo stato un grande calciatore ed una brava persona molto intelligente. Credo che possa arrivare molto lontano se la sua squadra dovesse assorbire dalla sua identità".
 


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Giovedì 21 novembre