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Mkhitaryan: "Mi piacerebbe rimanere molti anni, ma la Roma deve trovare l'accordo con l'Arsenal"

di Marco Rossi Mercanti

Henrikh Mkhitaryan, attaccante della Roma in prestito dall'Arsenal,  ieri è stato intervistato da Daryl Grove durante il programma "All the US Soccer News":

Come sta andando dopo il lockdown?
"Ora abbiamo riconquistato un po’ di libertà per fortuna. È stata dura durante la quarantena, ma grazie a Dio è tutto a posto ora. Non siamo ancora totalmente liberi mentalmente, ma cerchiamo di fare il nostro meglio e guardiamo avanti aspettando di tornare alla normalità".

Come è stato vivere in Italia negli ultimi tre mesi?
"Ho amici che vivono a Milano con cui mi sono tenuto in contatto sin dai primissimi giorni, mi hanno descritto una situazione incredibile. Pensavo che lo stesso sarebbe successo a Roma. Gli italiani si sono comportati davvero bene, hanno fatto quello che il governo gli ha chiesto. Ora va tutto bene, anche se stiamo ancora lottando contro il virus. Penso che andrà tutto bene".

Cosa ne pensa di ciò che invece è successo a New York e negli Stati Uniti in generale?
"Non sono cose che vorresti vedere nel 2020. È difficile credere a quello che sta succedendo. L’unica cosa che si può fare è continuare a lottare uniti. Non penso serva aggiungere altro".

Qual è la situazione del calcio in Italia in questo momento? Pensa che si possa ricominciare in sicurezza?
"È un momento inusuale, non sappiamo cosa succederà realmente. Non vediamo l’ora che arrivi il giorno della prima partita, abbiamo voglia di giocare e tornare alla normalità. Le cose non saranno come prima, ma dobbiamo fare il nostro meglio e andare avanti".

È vero che parla ben sette lingue? E quali sono?
"In realtà sono sei, non sette (ride, ndr). La mia lingua madre è l’armeno, ma parlo anche russo, francese, inglese, un po’ di tedesco e un po’ di italiano. Conoscevo il portoghese, ma l’ho dimenticato perché non avevo nessuno con cui parlarlo e ne sono dispiaciuto (ride, ndr). È una cosa che mi rende più facile rapportarmi agli altri".

Quanto è stato difficile imparare l’italiano per integrarsi meglio?
"Ho sempre sognato di imparare l’italiano o lo spagnolo. Ho avuto l’opportunità di imparare l’italiano e dopo tre mesi ho fatto la prima intervista. Ero molto motivato nell’imparare questa lingua, ho fatto il meglio per apprenderla. Non so quanto resterò qui, mi piace Roma come città, mi piace la Roma come squadra e spero di restare a lungo, ma non sta a me decidere. Io faccio il mio meglio, cerco di imparare ancora di più l’italiano e vediamo cosa succederà".

Perché le piace così tanto giocare in questa Roma?
"Per il club e per la filosofia dell’allenatore che si sposa bene con me. Sono davvero felice di giocare questo tipo di gioco, mi permette di divertirmi, questa è la ragione. La mentalità in Italia è quella di aiutarsi a vicenda, i giocatori si aiutano per vincere e giocare bene".

Quali sono le sue sensazioni sulla possibilità che la Roma arrivi tra le prime quattro a fine stagione?
"Penso che non sia finita e che sta a noi. Abbiamo la capacità per essere tra le prime quattro, sono sicuro che possiamo farcela. Mancano dodici partite, proveremo a vincerne il più possibile. Alla fine della stagione vedremo se ce l’abbiamo fatta. Il nostro obiettivo primario è arrivare tra le prime quattro e fare il meglio in Europa League, in Coppa Italia purtroppo siamo stati eliminati. È difficile, ma credo che tutto sia possibile e faremo il meglio per riuscirci".

Le piacerebbe restare alla Roma la prossima stagione?
"Certamente e non solo la prossima stagione, vorrei restare per i prossimi anni. Però ho un contratto con l’Arsenal, non sta a me decidere, ma ai club che devono trovare un accordo. Penso ad allenarmi e giocare bene, non vedo l’ora di sapere cosa succederà ovviamente. Se non resterò a Roma tornerò all’Arsenal senza lamentarmi, il calcio cambia in fretta e devi essere pronto a giocare dovunque ti trovi. Se non sarà alla Roma tornerò all’Arsenal, altrimenti resterò qui".

Raiola è il suo agente. Come lo descriverebbe?
"Qualche volta è interessante stare con lui, qualche altra è difficile. La cosa più importante è che cerca di far felici i giocatori. Se non sono felici anche lui non è felice. Se uno dei suoi giocatori non è felice in una squadra, lui cerca la soluzione per farlo felice. Ci sono delle situazioni davvero difficili da gestire con lui, ma è normale perché è il migliore nel suo lavoro e lo apprezzo. Mi piace molto lavorare con lui".


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