.

Mourinho: "Dopo Budapest ho chiesto al club il suo sostegno, ma la società non mi ha appoggiato"

di Andrea Gonini

Una parte importante dell'intervista concessa da José Mourinho al Corriere dello Sport ha riguardato la finale di Europa League contro il Siviglia e cioè che è successo nelle ore successive: "Budapest, da un punto di vista umano, è stata una delle più belle esperienze della mia carriera, perché ho visto di tutto. Ho visto gente che inseguiva un sogno assolutamente fantastico e ha vissuto la tristezza della sconfitta. Bobby Robson mi ripeteva spesso che nel momento della tristezza devi pensare alla gioia di chi ha vinto. Ho seguito il suo consiglio, ho voluto stare vicino alla nostra gente e abbiamo rispettato la gioia dei tifosi del Siviglia, abbiamo salutato i nostri colleghi spagnoli. Ci siamo comportati, dentro al campo, con una correttezza e un’umiltà eccezionali".

Sugli insulti nel tunnel all'arbitro Taylor.
«Taylor non era lì: era rimasto dentro lo stadio e il giorno dopo l’hanno trovato all’aeroporto. C’erano gli altri: il quarto uomo, gli assistenti, Rosetti e Howard Webb, il direttore tecnico degli arbitri della Premier. Finito tutto, rientriamo nello spogliatoio, scendiamo in garage e nel garage arriva il gruppo arbitrale. Con Webb ho un rapporto buono, come con Rosetti. Hanno entrambi arbitrato delle mie partite. So di non essere stato elegante, ma non ho insultato nessuno. “Fucking disgrace” è molto simile all’italiano “cazzo!”: un’esclamazione, uno sfogo, o al portoghese “foda pra caralho”. Sono andato da Rosetti e gli ho detto: “arbitro, lo chiamo così, “arbitro, è rigore o non è rigore?”. Rosetti ha fatto quello che di solito fanno gli arbitri, non mi ha risposto. Ho ripetuto la domanda a Webb, lui mi ha messo la mano sulla spalla e ha detto “José, sì, è rigore". Webb ha fatto quello che mi sarebbe piaciuto avesse fatto Taylor. Perché se Taylor, o qualcuno al posto suo, dopo la partita fosse venuto da noi, nello spogliatoio del pianto, e avesse detto “ho sbagliato, abbiamo sbagliato, mi dispiace”, non solo sarebbe finita lì, ma lui avrebbe avuto il nostro rispetto e la nostra ammirazione. Continuo a pensare una cosa: Taylor è bravo, per non dire molto bravo, positivo anche il rapporto che ho avuto in Inghilterra. Mi sembra un uomo perbene, io non ho mai messo in dubbio la sua onestà. L’unica cosa che dico e dirò sempre è che era rigore e con quel rigore lì la Roma avrebbe potuto vincere. Prima di quel rigore la sua direzione non mi era piaciuta per niente: non mi erano piaciute le sue scelte tecniche, disciplinari, però continuo a pensare che sia un arbitro bravissimo e se la prossima stagione lo riavremo nessun problema, sono sincero".

Sull'episodio del giorno dopo la finale all'aeroporto.
«Non ho nulla a che vedere con quell’incidente. È stata la reazione di un gruppo di tifosi, io non c’entro affatto. Con mia grande sorpresa, due giorni dopo mi è arrivato un messaggio di un amico dell’UEFA. “Amico mio", mi ha scritto: "tu sei un grande del calcio, però ti do un consiglio: censura pubblicamente il comportamento dei tifosi della Roma all’aeroporto, te lo dico perché ti sono amico”. La mia risposta è stata: se l’UEFA o Taylor chiedono scusa ai tifosi della Roma, io critico il comportamento all’aeroporto e chiedo scusa. Subito dopo sono andato al club e ho detto: da oggi e fino all’uscita della sanzione, che è già pronta, sarò io il focus di un arbitraggio triste e di un comportamento triste dei tifosi in aeroporto, oltre che del mio atteggiamento nel garage. Però adesso ho bisogno del vostro sostegno e di una comunicazione forte. La cosa più triste è stata non essere appoggiato dalla società in una situazione del genere. Sconterò le 4 partite, ma non riesco a guardare l’Uefa in modo negativo: saranno 4 partite in cui mi sentirò un tifoso della Roma».


Altre notizie
PUBBLICITÀ