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Mourinho: "La squalifica mi ha fatto sentire l'uomo che ha rappresentato i romanisti. Questa tifoseria è fantastica. Non so se resterò qui il prossimo anno"

di Andrea Gonini

José Mourinho, tecnico della Roma, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tv7.

"Prima della partita sono nel mio ufficio, lascio spazio ai giocatori, è importante che comunichino tra di loro senza l’allenatore. Torno poco prima della partita e all’intervallo intervengo, quello è un momento importante, lì si possono aiutare i giocatori".

Quanto è difficile gestire lo spogliatoio?
“Più empatia, meno problemi. Meno empatia, più problemi. Ho cambiato tanti club, tanti spogliatoi. In questo caso, a Roma, l’empatia è altissima. Non sono un allenatore tenero. Posso essere dolce ma anche critico, aggressivo, esigente. Quanto più empatia hai, più possibilità hai di essere così e di giocare anche con gli umori. Ho un rapporto molto molto buono con loro”.

Cosa significano le 4 giornate di squalifica in Europa?
“Mi hanno fatto sentire bene dal punto di vista emozionale. Sono stato l’uomo che ha rappresentato il sentimento di tutti i romanisti. Cosa ha perso la squadra? Poco, abbiamo uno staff tecnico con cui lavoro benissimo, ci capiamo molto bene, loro entrano nella mia testa e sanno cosa penso. La gara di Praga è stata un disastro ma abbiamo 9 punti che significano quasi la qualificazione. Tornare in panchina è la mia gioia, è il mio habitat. È qui che devo stare, che mi sento felice, che non sento la pressione. È qui che vivo. Dalla tribuna si vede bene ma non è per me. Non mi piace nemmeno andare a vedere partite dove non sono coinvolto. La mia vita è qua, in panchina”.

La Curva Sud?
“Anche vuota è bella. Sono venuto qui due volte, una nella mia millesima partita quando El Shaarawy ha segnato al 90° contro il Sassuolo. Avevo paura di perderla. Se perdi la partita numero 300 o 500, la dimentichi presto. La partita 1000, invece, la ricordi sempre. Non potevo perderla e, invece, per come è andata la gara, avremmo potuto anche perdere. Quando abbiamo segnato, ho perso la testa e sono venuto qua. La seconda volta è stata prima della finale di Tirana: siamo venuti tutti qui con un’emozione diversa, quando avrei voluto prendere un microfono per dire che saremmo andati a Tirana per loro. Questa tifoseria è fantastica. Ho avuto tante tifoserie bellissime, Inter, Real Madrid, Chelsea ma non abbiamo praticamente mai perso. Qui, magari, perdi con il Lecce al 90’ e la Curva è piena, continua a tifare. Tu perdi a Praga, giochi in maniera orribile e altrove la gente non sarebbe andata o avrebbe fischiato. Qui, invece, tutto pieno. Era il derby, certo, giocavamo fuori casa e non sembrava. È incredibile questa gente”.

Roma-Udinese?
"Sarà una gara molto dura. L'Udinese è una squadra che difende con molti giocatori ed è brava a ripartire velocemente in contropiede. Mi è piaciuto vedere la partita dei bianconeri contro l'Atalanta, hanno vinto una grande gara contro il Milan che nessuno si aspettava. Roma-Udinese sarà dura, dura, dura".

Francesco Totti?
"Totti è il numero uno della storia della Roma”.

Sarebbe stato molto bello collaborare con lui.
“Capisco la tua domanda, ma devo risponderti in modo difensivo: è una cosa tra Francesco e la società”.

Terza finale consecutiva per la Roma?
“Per la Roma due finali europee di fila sono state la prima volta, immagina la difficoltà. Se pensi a quali club hanno fatto tre finali consecutive sono tutte squadre mitiche. Proviamo”.

Mourinho resta qui?
“Non lo so”.

Con i Friedkin avete parlato?
“L’ultima volta ho parlato con Dan 10 minuti dopo la gara contro la Lazio. Poi ho parlato anche con Ryan. Abbiamo parlato del lavoro di oggi, non del rinnovo”.

Mourinho a Rai2

Il tuo rapporto con la città?
"Sento la voglia e la responsabilità professionale, un orgoglio, ma qui c'è qualcosa di più. Questa gente ti fa avere una temperatura diversa nella tua pelle. Io amo questa gente, e per questo motivo non ho nessun tipo di problema a dire che la Roma è molto speciale per me, nella mia carriera". 

E con lo spogliatoio?
"Il nostro è molto unito, il profumo è buono. La gente è buona, tutti abbiamo i nostri difetti, ma siamo un bel gruppo di lavoro. Se la Roma è troppo criticata? Sì, sì, è troppo criticata e troppo poco protetta. Ha un profilo anche di comportamento a livello interno che apre un po' la porta a questo tipo di situazioni, ma la Roma è troppo criticata e lo è anche Mourinho. Un piccolo esempio: il nostro tragitto per la finale di Europa League è stato facilissimo (scherza, ndr). Guarda cosa fa il Red Bull Salisburgo in Champions, la Real Sociedad in Champions e in campionato... il Feyenoord quello che fa in Champions, è ancora in lotta, il Bayer Leverkusen guarda cosa sta facendo... Penso che l'ultima partita che ha perso è stata a Roma. Se ci fosse un altro allenatore, un altro club con un altro profilo la storia sarebbe completamente diversa. Per me non è un problema dal punto di vista personale, perché è una cosa che mi ha accompagnato in tutta la mia carriera. Se per me non era un problema dieci anni fa, figurati se può esserlo ora. Ma penso sia un problema per la Roma come club, perché merita molto di più. Penso che sia un problema anche per i tifosi, che si meritano anche loro molto di più. Ma è una gioia per gli pseudo tifosi e per gli pseudo intellettuali del calcio".

I tanti giovani lanciati?
"Mi emoziono per questo, nella mia storia è successo anche con giocatori importanti, come Varane che ha giocato nel mio Real Madrid la prima partita da titolare in Champions a 18 anni. Ma anche Santon, Scott McTominay, sono diversi. Ma qui nella Roma lo è stato ancora di più in conseguenza della situazione e della comprensione di quanto fosse importante per il club a tutti i livelli, come si è visto in estate nella 'lotta' con il Financial Fair Play. Ma non è solo questo, è anche il senso di appartenenza di questi ragazzi. Io quando ho visto la gioia di questa gente, di D'Alessio e Cherubini per citare gli ultimi - penso siano già quindici - c'è anche un legame che resta". 

Il Real Madrid?
"Io al Real Madrid? Quando tu hai un super allenatore perché dovresti pensare a un altro? Conoscendo Don Florentino, e lo conosco benissimo, lui è un uomo super intelligente. Se legge la stampa ha le sue idee molto chiare. Io da madridista, da uomo che ha qualche costola bianca, e da ancelottiano, spero che la stagione vada in modo fantastico e che nella prossima stagione Carlo sia ancora lì, perché penso che lui sia l'allenatore perfetto per il Real Madrid. Il Brasile? Secondo me solo un pazzo andrebbe via dal Real Madrid quando il Real Madrid lo vuole. E quel pazzo sono io, l'unico che, dopo tre anni col presidente che voleva tanto, con anche José Sanchez, che rimanessi, ha deciso di andre via. Io sono sicuro che, al primo segnale di Florentino, Carlo rimarrà perché lui è perfetto per il Real e il Real è perfetto per lui".

Le offerte dall'Arabia?
"Ti dico la verità, io penso che un giorno ci andrò. Ma, quando dico un giorno, non intendo domani o dopodomani".


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