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Mourinho: "Mi sento ancora giovane. Delle critiche non me ne sono mai preoccupato. Oliveira? Non so se la mia carta di credito consenta di acquistarlo. Spero rimanga con noi, vedremo. Amo essere a Roma, non mi hanno mai mentito"

di Redazione Vocegiallorossa

José Mourinho ha parlato in conferenza stampa a margine di un evento dell'Università di Cruz Quebrada: "Mi sento come fossi a inizio carriera. Se sono cambiato, è in positivo. Mi sento giovane e mi dovrete sopportare per qualche altro anno. Ho imparato dagli errori e mi sono adattato alle diverse situazioni. Molti tendono a mostrare un'immagine di sé diversa dalla realtà, io non ho mai nascosto chi sono o cosa penso. Le sensazioni per la finale di Tirana? Uguali alla prima finale giocata. I 90 minuti della finale sono quelli in cui sono più tranquillo. Come si prepara? La pressione è tanta, si analizzano prima bene gli avversari, cerchiamo di abbassare la pressione cercando di mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili, con poche scelte da fare in campo. Ho festeggiato poi in quel modo perché ora sono meno egocentrico, penso di più alla felicità degli altri. Amo essere a Roma. Non amo quante volte perdo, e lì mi capita di perdere più che altrove. Amo Roma, però, perché loro mi amano e ho una relazione di grande empatia con le persone dentro e fuori dal club. Nessuno mi ha mentito o ingannato o promesso molti zeri (sul mercato). Sono lì perché mi piace".

Lo Special One ha parlato anche del futuro di Sergio Oliveira, terminato il prestito dal Porto: "Appartiene al Porto. Se ce lo vogliono prestare lo vado a prendere adesso. Riguardo al comprarlo, non so se la mia carta di credito lo consenta. Lui è stato molto importante per noi, un esempio di ciò che ci serviva e sono molto grato. Spero rimanga con noi, vedremo".

Il tecnico giallorosso, all'interno dello stesso evento, si è soffermato anche sui temi relativi al tempo di gioco effettivo e al VAR: "La Goal-line Technology è oggettiva: la palla è dentro o meno. Non c'è storia. Il fuorigioco, a meno che qualcuno non riesca a fare linee storte, si presume sia oggettivo: o è fuorigioco o no. Abbiamo perso la partita per un fuorigioco di un centimetro? È fuorigioco. Vorrei il tempo di gioco effettivo perché non ci sarebbe spazio per perdere tempo. Mi piacerebbe. In culture come quella portoghese o quella italiana sarebbe una cosa positiva. Il VAR a volte si è mosso in direzioni dubbie. C'è già spazio per dire se ti piace o meno. Ho perso una semifinale Champions League con un gol non regolare. Se ci fosse stato il VAR, si sarebbe visto che la palla non era entrata ma ho anche vinto partite con gol in fuorigioco”. 

Ha poi continuato, sul suo futuro: "Mi sento giovane e dovranno sopportarmi ancora per qualche anno. Mi sento all'inizio della mia carriera, è semplice. Se sono cambiato, sono cambiato in meglio. Ho imparato dagli errori, sono cambiata con le mie esperienze e mi sono adattata a nuove situazioni. A volte, ad alcuni di noi piace vendere un'immagine diversa di chi siamo, ma non ho mai nascosto cosa sono e cosa penso"

Sull'esultanza a mano aperta, indicando i 5 titoli europei, dopo il fischio finale di Tirana ha invece dichiarato: “Una risposta alle critiche? No, non me ne sono mai preoccupato molto. C'è solo un motivo per cui ho festeggiato così: non sono più quello che ero, un giovane allenatore preoccupato della sua carriera e messo alla prova giorno dopo giorno. Sono diventato una persona meno egocentrica, che vive molto più per gli altri che per me stesso".


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