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Nainggolan: "Martinez allenatore di un club avrebbe costruito una squadra intorno a me. In Nazionale no. Voglio esser giudicato per ciò che faccio in campo"

di Luca d'Alessandro

Radja Nainggolan, centrocampista della Roma escluso dal Mondiale dal CT del Belgio Martinez si è sfogato ai microfoni di HLN.be

La tua carriera nel Belgio è arrivata alla fine?
"Sì, ne ho avuto abbastanza, il mio addio ai Diavoli Rossi è ormai segnato, non continuerò a combattere. Avevo già pianificato di fermarmi se non mi avessero fatto andare al Mondiale. È vero che lo scorso anno ho considerato di rendermi indisponibile per il Belgio, ma ho comunque sperato di poter partecipare a un’esperienza come il Mondiale. Era un mio sogno da bambino e ora mi è stato portato via, ma me lo meritavo".

Il prolungamento del contratto di Martinez ha avuto un ruolo nella tua decisione?
"No, perché l’ho scoperto dopo aver preso la mia decisione".

Ne hai parlato con qualcuno? Tua moglie, il tuo agente?
"Il mio agente nemmeno sapeva che avrei annunciato il mio addio al Belgio. Ho solo scritto quello che pensavo. Brevemente e senza pensarci per ore. È venuto dritto dal cuore".

“Essere se stessi può dare fastidio a qualcuno”, hai scritto su Instagram…
"Non mi piace indossare una maschera. Sono chi sono. Se ad alcune persone non va bene, non posso farci niente. Non cambierò per loro. Sono stanco di essere sempre dipinto come un cattivo ragazzo. Il calcio è ancora un hobby per me. Ok, è diventato il mio lavoro, ma io voglio essere giudicato per le mie prestazioni, non per quello che faccio fuori dal campo. Dovremmo parlare diversamente di Maradona per questo motivo? Ognuno è libero di fare ciò che vuole se in campo gioca bene. Pensate che tutti i calciatori siano bravi ragazzi? Non me ne vergogno".

Il Belgio intanto è in rivolta…
"È una cosa difficile da capire. Ora sono nel Guinness dei primati".

Per cosa?
"Per essere l’unico giocatore a cui non è stato permesso di andare al Mondiale per due volte di fila. È una cosa talmente incomprensibile che riesco già a riderci su".

Com’è andata la conversazione con Martinez domenica?
"Mi ha chiamato attorno a mezzogiorno per sapere dove fossi. Mi ha chiesto se ero in Belgio o a Roma. Quando gli ho detto che ero a Roma, mi ha detto che sarebbe stato qui alle 18.30. Incontriamoci all’hotel Hilton dell’aeroporto. Il mio primo pensiero è stato questo: pensavo che volesse parlarmi faccia a faccia per essere sicuro che mi comportassi bene. Ho chiamato i miei compagni di nazionale (Mertens, Hazard, De Bruyne, Fellaini) per sapere cosa ne pensassero, se veniva per spiegarmi alcune regole o per dirmi che non sarei andato al Mondiale".

Quindi è successa la seconda cosa…
"Sono triste, meritavo di esserci. Sono arrivato in semifinale di Champions League e con la Roma ho giocato bene. Non posso fare più di così. Quattro anni fa non mi è stato permesso di andare al Mondiale, ma la decisione non era basata sulle mie prestazioni, giocavo ancora al Cagliari. Le circostanze erano diverse. Nel frattempo ho giocato 4 anni con la Roma, ho giocato bene e non sono stato ricompensato".

Martinez ti ha dato una spiegazione…
"Prima di tutto dico questo: il c.t. viene a Roma di domenica, ho pensato che fosse fantastico. Avrei fatto lo stesso al posto suo. Se ho un problema con qualcuno, vado da lui. Ha iniziato a dire che sono un top player con un ruolo importante nella Roma. Se fossi un allenatore di club, costruirei una squadra su di te, ha detto. Ma in nazionale non è possibile. Non ho abbastanza tempo per farlo. Ha anche detto che sono un calciatore troppo importante per partecipare al Mondiale come ventesimo della squadra. Ci sono calciatori giovani che sarebbero contentissimi di entrare anche solo per un minuto, tu no. In parte capisco la sua spiegazione quando parla di scelta tattica. Ma poi penso: se due centrocampisti dovessero infortunarsi? Mette dentro i giovani? Ha pensato che in panchina mi sarei comportato male".

Hai provato a convincere Martinez?
"L’ho rassicurato del fatto che sarei stato pronto se avesse avuto bisogno di me. Se necessario anche come 22esimo, in qualsiasi ruolo. Dimmi soltanto cosa ti aspetti da me, gli ho detto. Ma alla fine sei tu che prendi le decisioni. La conversazione è durata circa 20 minuti. Alla fine, mi ha detto che la sua scelta non era ancora stata presa, anche se non era questo il caso. Dalle sue spiegazioni, sapevo che al 70% non sarei andato. Perché venire a Roma? Ha avuto paura di avere problemi se mi avesse portato in Russia".

Ti saresti comportato bene come sostituto?
"Non ho mai causato problemi in panchina. Sono stato convocato 39 volte e ho giocato 30 partite, quindi ci sono già stato".

Hai parlato con Martinez dopo la vostra conversazione a Roma?
"Ha provato a chiamarmi prima di annunciare le scelte alla stampa, ma ero in aereo. Chiamami, mi ha scritto in un messaggio. Quando sono atterrato, era già evidente che non ero nei 28 convocati. Richiamarlo non avrebbe avuto molto senso".

E ora? Guarderai le gare del Belgio?
"In Russia non mi vedrete, vacanza è vacanza. C’è solo una cosa positiva di tutto questo: ho 5 settimane libere. Guarderò le partite in tv, anche per il rispetto che ho verso i miei compagni. Ho un rapporto davvero ottimo con tutti, dal primo all’ultimo calciatore. Hazard e Fellaini mi hanno scritto di rimanere calmo, ma mi capiscono. Così come Mertens, De Bruyne, Vertonghen… Gli auguro il meglio, spero che vadano il più avanti possibile al Mondiale. Abbiamo dei giocatori che possono permetterci di diventare campioni del mondo. Perché non crederci?".


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