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Pallotta: "Il COVID ha avuto un impatto sul nostro mercato di gennaio. Vorrei lasciare il club in mani solide, l'ultima offerta del gruppo Friedkin era inaccettabile"

di Danilo Budite

Il presidente della Roma James Pallotta ha parlato in una lunga intervista sul sito ufficiale del club.

Il calcio italiano sta per tornare, scenario che non sembrava possibile due mesi fa.
«L'Italia è stata chiaramente uno dei paesi più colpiti al mondo in termini di vittime da Covid-19 e tutto questo è molto triste visto da lontano. Penso che ci siano stati errori significativi nel modo in cui non sono state protette le persone più esposte al rischio. È qualcosa che è accaduto anche negli Stati Uniti. In generale ho seguito la situazione con molta attenzione».

I giocatori hanno mostrato grande disciplina durante il lockdown. Sei rimasto sorpreso?
«I giocatori sono stati un motivo di orgoglio per il Club e hanno dimostrato di che pasta sono fatti. Ho visto che alcuni calciatori di altre squadre sono tornati nei propri paesi di origine, ma i nostri sono rimasti a Roma e penso che questo sia stato di aiuto per poterli mantenere al sicuro. I numerosi rapporti che ho ricevuto da Roma riportavano che i giocatori erano in ottima forma e stavano bene anche mentalmente. Sono certo che abbiano apprezzato il modo in cui il management interagiva con loro e noi siamo rimasti molto soddisfatti della professionalità che hanno dimostrato. Sono stato contento di come il management della Roma ha reagito alla crisi. Da Guido in giù, il nostro management ha fatto un passo avanti nel momento del bisogno ed è stato presente non solo per i calciatori ma anche per le loro famiglie. Ci siamo costantemente domandati: "Stiamo facendo abbastanza per aiutarli? Stiamo facendo la cosa giusta?”».

Quanto è stato importante per te che il Club si sia dimostrato una forza positiva durante la crisi?
«È incredibilmente importante e penso che noi siamo stati presenti per la comunità durante tutta la crisi. Siamo stati a stretto contatto con la città di Roma, abbiamo fornito dispositivi medici a ospedali, chiese e case famiglia, oltre a cibo e beni di prima necessità ai tifosi anziani, ma ci siamo dimostrati attivi anche in diverse campagne a livello internazionale. Vogliamo sempre essere ottenere grandi risultati sul campo ma, per tanti motivi che a volte non dipendono totalmente dal nostro controllo, forse non raggiungiamo le aspettative che ci prefissiamo. Fuori dal campo, però, abbiamo il dovere di avere un impatto positivo e questo è stato il nostro obiettivo da quando sono arrivato. Quando guardo alle nostre azioni socialmente utili, alla sensibilizzazione nei confronti dei giovani e alle cause che promuoviamo e sosteniamo nella Città e in tutto il mondo, penso che siamo uno dei club modello in tal senso. Possiamo fare di più? Certo, ma quando guardo come operano e cosa pianificano l’AS Roma e Roma Cares e valuto l'impatto che tutto questo può avere sulle persone che aiutiamo, mi sento orgoglioso di tutto il nostro staff. Chiaramente non è un’alternativa alle vittorie sul campo, è qualcosa di completamente diverso, ma è incredibilmente importante e i tifosi della Roma in tutto il mondo dovrebbero essere contenti di cosa rappresenta il nostro Club».

In che misura la crisi generata dal COVID-19 ha avuto un impatto finanziario sulla Roma?
«Prima di tutto, ha avuto un impatto finanziario significativo sul mondo del calcio e, certamente, sulla Roma. Mi sento di dire che il Covid ha persino avuto un impatto sul nostro mercato di gennaio, poiché certi accordi non sono avvenuti per questo motivo. In tutto il mondo molte aziende sono state colpite in diversi modi. I nostri giocatori e i nostri dirigenti sono stati incredibilmente disponibili, accettando per esempio riduzioni di stipendio, ma non possiamo negare di aver subito perdite per il mancato incasso dei biglietti, per la chiusura dei negozi, per la cancellazione dei campi estivi per i bambini, oltre alle discussioni in atto sugli introiti provenienti dalle TV. Quindi, sì, siamo stati gravemente colpiti, ma stiamo parlando dell'impatto finanziario che il Covid-19 ha avuto sul calcio. Migliaia di persone in tutto il mondo hanno subito una perdita molto più grave, quella dei propri cari. Questa è la vera tragedia del COVID-19, non la perdita di denaro nel calcio.Il calcio tornerà, quelle vite non lo faranno. Alcune persone pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte ma, anche se a volte può sembrare così, in realtà non lo è. Perdere una madre, un padre o un nonno è devastante, indipendentemente dall'età, e i miei pensieri vanno a chiunque abbia sofferto per questo motivo».

Di recente ci sono state molte speculazioni sul futuro del Club, ma sei rimasto in silenzio. Perché?
«Spesso le persone dimenticano che siamo una società quotata, quindi nella maggior parte dei casi semplicemente non è possibile o funzionale parlare della situazione legata alla proprietà. So che può essere frustrante per alcune persone, ma questa è la legge. Per nove anni ho visto informazioni trapelare da dentro la Società, altre inventate da persone che lavorano al di fuori del Club o altre ancora spinte da chi è lontano dalla Roma, ma nonostante ogni tanto io abbia il desiderio di rispondere, siamo una società quotata in borsa, quindi non posso reagire a tutti i commenti o alle storie riguardanti ciò che potrebbe o non potrebbe accadere. Quello che posso dire, comunque, è che abbiamo un gruppo di investitori e se qualcuno ci avvicina per investire nel Club o per acquistarlo, noi abbiamo la responsabilità fiduciaria di ascoltare e rispondere. Personalmente sento di avere due responsabilità principali: fare ciò che è meglio per la Roma e anche fare ciò che è meglio per il gruppo di investitori e gli azionisti. Abbiamo investito oltre 400 milioni di euro in questo progetto, una cifra considerevole, cercando sempre di fare la cosa giusta per la Roma. Non ho preso un centesimo dal Club, mai. Abbiamo investito. Anche nelle ultime settimane. Come parte del nostro investimento, abbiamo speso oltre 70 milioni di euro nel progetto dello stadio, che, secondo i miei piani, avrebbe dovuto essere inaugurato adesso. Avremmo dovuto giocare in quello stadio la prossima stagione. Forse ci stiamo avvicinando di nuovo, ma quante volte l'ho già detto o sentito? Ma forse, con i recenti sviluppi, siamo vicini all'approvazione davvero finale. Sono consapevole che, proprio ora, l’Italia e Roma hanno bisogno di questo nuovo stadio e di questo investimento nel Paese».

Sei stato duramente criticato per aver respinto un'offerta recapitata dal Gruppo Friedkin ...
«Il gruppo Friedkin si è avvicinato a noi lo scorso autunno e verso la fine dell’anno stavamo iniziando a trovare un accordo. Abbiamo approfondito i dettagli, nei quali spesso si nascondono le difficoltà, ma dopo le modifiche apportate dai loro avvocati e banchieri, l'offerta ha iniziato a trasformarsi in qualcosa di sempre meno appetibile sia per la Roma sia per il nostro gruppo di investitori. L'ultima offerta semi-concreta che abbiamo ricevuto, sulla quale dei dettagli sembrano essere trapelati da alcuni dei loro avvocati o banchieri, non era minimamente accettabile. E questa è l'offerta che sembra aver molto turbato qualcuno. Non sono sicuro se le persone sconvolte capiscano come si costruisce un accordo del genere, ma non funziona con il seller-financing. In fin dei conti, se voglio comprare una casa non mi aspetto che il venditore riduca il prezzo richiesto inizialmente per coprire i costi di tutte le ristrutturazioni che ho in mente di fare. Non è così che funziona. Se il gruppo Friedkin avesse i soldi e volesse parlare ancora e avanzare un’offerta tale da essere ritenuta accettabile da tutti noi per la Roma, lo ascolteremmo. Potrebbero essere i proprietari ideali per la Roma? Forse. Non lo sappiamo. Io so solo che quando sono entrato nel Club avevo molto da imparare e per loro non sarebbe diverso. Quindi, è impossibile sapere se il Gruppo Friedkin possa essere o meno il salvatore della Roma, come alcuni pensano, oppure il miglior proprietario. La cosa certa è che abbiamo persone che continuano a contattarci e vogliono parlare con noi e, da fiduciari, dobbiamo ascoltarle».

Sei pronto a lasciare la Roma?
«Beh, invecchiando sto pensando al futuro e vorrei lasciare il Club in mani ottime, solide. Vorrei qualcuno che sia una buona guida per la Roma e che le permetta di poter competere come a tutti noi piacerebbe. Fino a quel momento, continuiamo a sostenere la Roma in tutti i modi e a investire denaro nel Club, per poterci assicurare di competere nei tornei più importanti ai più alti livelli. Io, assieme ad altri investitori, ho sicuramente messo più di quanto mi sia stato richiesto a livello personale, perché ho sempre cercato di fare il meglio per la Roma».

Qual è il ricavo che porterebbe a farvi accettare l’offerta per vendere la Roma? C'è una cifra?
«Credimi, non andiamo in giro a dire “vogliamo fare tanti soldi!”. Neanche per sogno. Ora voglio solo cercare di assicurarmi che, qualsiasi cosa accada alla Roma, sia la migliore per il Club, che sia con una vendita, con un nuovo investitore o con me stesso e l’attuale gruppo di investitori. Ho imparato molto tempo fa che per alcune persone non importa cosa dico o faccio, o quanti soldi ho messo nella Roma: per loro non sarà mai abbastanza. Questa è la vita, lo accetto».

Molti fan sono nervosi per la finestra di mercato estiva, considerando la posizione finanziaria del club.
«In questo momento c'è incertezza ovunque nel calcio, non è di certo una cosa legata solo alla Roma. Ci sono tante componenti in movimento nel calcio e molto può dipendere da potenziali investimenti nel Club. Nessuna società al mondo sa come andrà a finire la finestra di mercato questa estate o in inverno, ma alla fine dobbiamo fare la cosa migliore per la Roma».

Hai un messaggio finale per i fan?
«Voglio solo ringraziare la maggior parte dei tifosi per aver continuato a supportarci e, qualunque cosa accada, continuerò a fare il possibile per l'AS Roma. Adoro la Roma, il Club e la sua gente. Non vedo l'ora di vederci di nuovo vincere».


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