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Peccenini: "Se si riparte sarà un campionato falsato. I giocatori potrebbero essere condizionati mentalmente"

di Marco Rossi Mercanti

Franco Peccenini, ex calciatore della Roma militante con i giallorossi dal 1972 al 1980, è intervenuto a “Bar Forza Lupi”, trasmissione in onda su Centro Suono Sport. Ecco le sue dichiarazioni:

Come va la quarantena?
“È diventata una cinquantena (ride, ndr). Che devi fare, ci si adatta, ho una mini palestra in casa e per fortuna ho degli spazi interni dove gironzolare, mi dedico al giardinaggio. Faccio tutte quelle cose che in genere non faccio”.

Franco Peccenini è sbarcato sui social in questo periodo…
“Sembra una stupidaggine ma i social stanno aiutando. Io non vedevo e non sentivo tanti miei ex compagni di squadra da tempo, c’eravamo persi di vista ma adesso li ho ritrovati quasi tutti campi, ho rimesso in piedi la squadra Allievi in pratica, è una cosa molto divertente. Io sto facendo un po’ di dirette con un gruppo di amici su Facebook, le facciamo quasi tutte le sere. Credo che in questo periodo questa situazione tecnologica ci abbia aiutato molto”.

Hai debuttato su Facebook con la maglia pouchain: un caso?
“No, avevo visto la foto di quella che dovrebbe essere la nuova maglia e sotto l’aspetto cromatico potrebbe avere una somiglianza. Appena l’ho vista ho deciso di pubblicare la mia maglia dell’epoca e ha ricevuto molto apprezzamento, è rimasta nel cuore di tantissimi tifosi. Quella nuova mi sembra una maglia messa in lavatrice che ha perso un po’ di colore (ride, ndr). Con quella maglia lì poi è venuto fuori il lupetto stilizzato di Gratton”.

Che rapporto c’era tra la maglia pouchain e il lupetto di Gratton? La prima volta che l’ha indossata era in Roma-Juventus 1-0, 12esima giornata della stagione 1978/1979?
“Vedi, un bel debutto! L’unica cosa è che quella era una maglia simil lana e quando pioveva pesavamo quasi il doppio. Quella forse è stata la maglia meno accostata ai veri colori della Roma, forse è stata ispirata dall’Olanda, noi avevamo solo i colori (ride, ndr). Alla Roma ho cambiato tante maglie, avevano cromaticità diverse”.

Si parla della ripresa del campionato…
“Quando e come? Sono due interrogativi che non hanno delle risposte certe perché siamo in presenza di una situazione devastante. Capisco l’aspetto finanziario, ma bisogna pensare prima alla salute e pensare a chi andrà in campo. Se tutti gli scienziati e i medici stanno lì a ricordarci il distanziamento sociale, un distanziamento diciamo necessario in questo periodo, voglio capire in campo come faranno. La partita si fa 11 contro 11, il calcio è uno sport di contatto fisico ed è questo che voglio capire”.

L’idea della Federazione è chiudere il campionato in un mese e mezzo: come può un calciatore giocare una partita ogni tre giorni d’estate?
“Faccio un esempio significativo: ma i giocatori di Atalanta e Sampdoria, che hanno preso questo Coronavirus, penso siano 5-6 quella della Sampdoria, non penso che questo Coronavirus sia come un raffreddore che ti passa e hai la stessa prestanza fisica di prima e quindi va tutto bene. Penso che questa sia una polmonite importante, ho dato un po’ un’occhiata e potrebbe avere delle conseguenze non indifferenti in futuro”.

I giocatori rischiano quasi di spaventarsi entrando in campo, potrebbero essere condizionati mentalmente…
“Certamente sarà così, io mi auguro che chi lo abbia avuto sia guarito, ma chi deve marcare un calciatore della Sampdoria credo abbia un flash di timore, è anche giustificato no? Io penso che sia un campionato falsato, è vero che si sono riposati due mesi ma non si sono allenati come dovrebbero. Io leggo ogni giorno che riparte il campionato, per carità io sono anche contento perché abbiamo perso il gusto di vedere una partita, ma riprende un campionato in cui si ha paura del contatto, senza pubblico, ci sono degli accorgimenti che non stanno né in cielo e né in terra. In tutto ciò non ho sentito la voce dei calciatori, perché ci potrebbe stare qualcuno che non è d’accordo, per esempio Higuain non vuole tornare ho letto. Non so se tutti i calciatori vogliano assumersi il rischio di tornare in campo, noi dovremo convivere con il virus per lungo tempo”.

Il rischio di un contagio, infatti, c’è comunque e non esiste il rischio zero nel calcio…
“Esatto, la Cina ci ha fatto questo regalo… Ci sono tanti falsi tamponi, perché chi è guarito magari è tornato positivo e in Cina si stanno verificando altre ricadute. Questo virus o ti ricolpisce oppure i tamponi fatti non erano positivi”.

La volontà dei tifosi quanto conta?
“La componente tifosi non conta molto a quanto pare, i tifosi non potranno andare allo stadio e viene tolto loro un modo di vivere l’agonismo e il tifo, quindi viene a mancare una componente importantissima. Ho visto Juventus-Inter a porte chiuse che è stata una tragedia, bruttissima, certamente sarà un campionato falsato e quasi drogato. Staremo a vedere”.


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