Perrotta: "Lo scudetto del 2010 perso contro l'Inter? Evidentemente non lo meritavamo"
Ai microfoni di Radio Radio, è intervenuto l'ex centrocampista giallorosso Simone Perrotta:
Sulla situazione attuale.
«Sto un po’ come tutti. Sono stato in casa per tantissimo tempo. Mia moglie mi ha detto: “Esci, altrimenti dovrai riabituarti alla vita sociale”. Quindi ho iniziato ad andare a fare la spesa. Bisogna tenere l’attenzione alta perché ancora non è finito nulla».
Sulla trasformazione spallettiana del suo ruolo.
«Se il mister mi ha trovato quella posizione da incursore è perché gli ho dato modo di farlo e avevo le caratteristiche giuste. È stata sicuramente una buona intuizione, io ne ho giovato per tutta la mia carriera. È stato comunque un dare e avere: Spalletti, grazie anche alla disponibilità di Totti, Taddei, Mancini, ha fatto sì che anche la sua carriera avesse una svolta. È stato un allenatore importante, ma noi siamo stati altrettanto importanti per lui».
La partita che vorresti rigiocare?
«Penso alle finali che abbiamo giocato e vinto. Ci sono anche partite in cui non si è vinto, che però avevano una grande atmosfera. Più che la partita in sé, mi piacerebbe rivivere la preparazione, lo spogliatoio…».
Sullo scudetto perso contro l’Inter.
«Evidentemente non lo meritavamo. C’è stata una squadra che lo ha meritato di più. È stato un grandissimo rammarico, avremmo voluto vincerlo. Mi manca tantissimo non averlo fatto, avevamo le capacità per riuscirci. L’Inter ha avuto una continuità di risultati pazzeschi e più forza nel raggiungerlo. Noi pensavamo di averlo già vinto in un determinato momento di quella stagione. Avevamo fatto una rincorsa pazzesca, una volta superati pensavamo di aver raggiunto l’obiettivo. Sfortunatamente non era così. Ognuno ha ciò che si merita alla fine».
Com’era il rapporto tra Totti e Spalletti?
«Fino a quando c’ero io molto positivo. Non so cosa sia successo dopo perché non giocavo più».
Totti visto da vicino chi era? Era un grande leader?
«È stato leader, un grandissimo giocatore e romanista. È stato determinante per ogni successo ottenuto. Chi ha avuto la possibilità di frequentarlo ha avuto modo di conoscerlo nel profondo. È una persona eccezionale, di umiltà disarmante. Mette il bene comune davanti a quello personale. Poi quando era in campo si sentiva, faceva sempre la differenza. Quello che è successo tra lui e Spalletti non lo so, anche se lo sapessi non ve lo direi».
Come vivi oggi la Roma?
«La vivo come tifoso. Quando ci hai giocato ti entra dentro. Quando smetti viene fuori la passione. Non è una Roma dimensionata. Lavora bene. Farebbe piacere a tutti vederla nelle prime posizioni, però ci sono le altre. Se il campionato fosse continuato sarebbe arrivata tra le prime quattro. La carica che ti dà lo stadio ti dà la forza di fare di più. La Roma ha le qualità per entrare in Champions».
Che rapporto avevi con Sensi?
«Sono stato sfortunato su questo. Quando sono arrivato si è ammalato. Non ho avuto un rapporto particolare con lui. All’inizio mi disse: “Starai con noi per tanti anni”. È stata l’ultima volta che ci ho parlato personalmente. Il primo anno veniva a farci qualche strigliata in spogliatoio».
Come andava gestito l’addio di Totti dalla Roma?
«Sono cose troppo delicate da poter dire ha ragione uno o l’altro. Dispiace a tutti vedere Francesco fuori dalla Roma. La città si identifica con lui. Vederlo fuori crea dispiacere. Non voglio sbilanciarmi. Non è corretto. Francesco è la storia di questa società».
Su Burdisso.
«Personaggio di cultura, serio. Non lasciava niente al caso. Sapeva analizzare tutto quello che ci capitava con estrema lucidità. Sono sicuro che nel suo mestiere farà altrettanto bene».