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Pjanic: "In estate Garcia mi ha convinto a rimanere. A Roma mi sento come a casa, sto benissimo"

di Giovanni Fabbri
Fonte: Il Guerin Sportivo

Il giallorosso Miralem Pjanic ha parlato di se stesso, della stagione con la Roma e del suo futuro calcistico e non:

Garcia ha dichiarato che pensa ancora al primo posto. Ci credete? 
"Certo. È vero che la Juventus sta disputando un campionato eccezionale e che ha ancora un discreto vantaggio però possiamo dire la nostra. Vogliamo vincere ogni partita e prendere il massimo dei punti, i conti si faranno alla fine".

Cosa avete in più o in meno rispetto a Juventus e Napoli? 
"Forse i giocatori della Juve hanno maggiore esperienza, sanno come gestire le pressioni da primato, sono abituati a vincere. Formano un gruppo consolidato, da tre anni con lo stesso allenatore. Rispetto a loro, noi abbiamo avuto tante novità ma stiamo disputando un grandissimo campionato. È un dato di fatto che nessuno ci potrà più togliere. Anche il Napoli è una buona squadra, non mollerà".

Garcia ha inciso più sul gioco, sulla testa o sulla coesione dello spogliatoio? 
"Ha lavorato molto sulla testa, restituendoci fiducia. Appena è arrivato a Trigoria, ha capito subito che diversi giocatori psicologicamente non erano al meglio. Però ha intuito anche che c’era già tanta qualità in questa rosa. Ci ha trasmesso le due idee, mettendo in chiaro le regole e unendo la squadra. Fin dal ritiro di Brunico si è percepita un’atmosfera diversa, l’ambiente era meraviglioso. Poi i primi risultati positivi ci hanno dato la giusta carica".

È stato proprio il tecnico francese a pretendere la tua permanenza...
"E’ vero, è stato decisivo nel convincermi a restare. In estate abbiamo parlato a lungo, mi ha responsabilizzato dicendo che avrebbe contato molto su di me. Ma ha influito anche la sua idea di gioco, che esalta le mie caratteristiche. In questo è simile a Luis Enrique: la loro filosofia si sposa con il mio modo di stare in campo".

Hai vissuto tra Bosnia, Lussemburgo e Francia, ora sei in Italia. Dove ti senti a casa? 
"In Bosnia ho le mie radici, la gente mi accoglie bene. Al Lussemburgo sono affezionato, ho trascorso lì la mia infanzia. Ci sono molti posti dove torno con piacere, ma se devo scegliere dove sentirmi a casa, allora dico Roma. Mi trovo benissimo, in tutti i sensi: per vivere, per giocare. E non lo dico perché ora sto qui".

In passato hai detto che ti affascina l’atmosfera degli stadi inglesi, con gli spalti a ridosso del campo. E’ il contatto con il pubblico che ti fa amare il calcio? 
"Sì, è l’aspetto più bello. Ma voglio aggiungere una cosa: non so se esistono tante squadre che hanno una Curva come la nostra Sud. Quando anche noi avremo uno stadio sul modello di quelli inglesi e con una Curva cosi attaccata al campo, sarà un disastro per ogni avversario e un sogno per chi gioca nella Roma. Spero che in Italia ogni squadra arrivi ad avere uno stadio di proprietà, sarebbe uno spettacolo".

Hai un sogno? 
"Sogno di vincere il più possibile. Ho tanti obiettivi, personali, con il club e con la Nazionale. Lavoro ogni giorno per migliorarmi e per essere ogni anno più forte. E sogno che la gente non dimentichi il mio nome". Questo uno stralcio della sua lunghissima intervista rilasciata a Il Guerin Sportivo.


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