Prati: "Triste e preoccupato per stasera"
Fonte: lamiaromanita.com
Pierino Prati, storico centravanti della Roma degli anni '70, è stato intervistato da lamiaromanita.com:
Che campionato è questo?
“E’ un campionato strano, c’è una classifica ristretta, si cominciano a vedere le protagoniste e chi lo doveva essere. Un campionato comunque avvincente.”
Come vedi il progetto della Roma?
“E’ un sogno, e un sogno nemmeno facile da realizzare, più che un progetto. Mettersi in testa di far giocare una squadra come il Barcellona ma non disponendo della materia prima, ebbene lo considero tale”.
Come stai vivendo il momento giallorosso?
“Sono dispiaciuto, mi sembra un minestrone dove di volta in volta gli ingredienti cambiano. Non capisco questo scombussolamento, come gli attaccanti che fanno i terzini”.
Luis Enrique?
“E’ di sicuro un uomo di grande personalità. Ha questo scopo nella testa. Ma lo scorso anno non mi sembrava una squadra da rivoltare da cima a fondo. Possibile che di tutti questi giocatori a giocare sia sempre e solo De Rossi?”
Cos’è successo secondo te a Firenze?
“Il primo rigore ti ha messo in difficoltà di reti e di uomini. Le altre due espulsioni sono conseguenza di un ambiente non tranquillo. Mi sorge il dubbio che non sia una squadra coesa”.
Arriva una Juve ancora imbattuta…
“Aiuto… La Roma ha tre squalificati, meno male che recupera il Capitano, che non è un giocatore: è…Totti! Spero inoltre che Borriello possa trovare spazio in squadra. Mi sembra strano che sparisca come giocatore dopo un annata da protagonista come quella passata. E poi mi rivedo molto in lui come caratteristiche… Tornando alla partita, sono triste e preoccupato”.
Come si batte questa Juve?
“Bisogna contrastarla a livello fisico, sul ritmo partita”.
Ad oggi, quali sono le pretendenti al titolo?
“Vedo un discorso aperto a Milan e Juve, ma l’Udinese…”
Quante Roma-Juve con Prati in campo…
“In una di queste, fu un tre a due, segnai la rete della vittoria consegnando ahimè di fatto lo scudetto alla Lazio. Juve-Roma allora era considerata Davide contro Golia, quella era una Roma proiettata a fare un buon campionato e a vincere i derby”.
La differenza tra il calcio di ieri e quello di oggi?
“Oggi il calcio è molto più tattico, girano molti più soldi. Allora i protagonisti erano calciatori. Non c’è più quell’amore profondo tra calciatori e pubblico”.
Hai qualche rimpianto riguardo la tua gloriosa carriera?
“La Coppa del Mondo. Gliel’avevo detto a Valcareggi: ricordati che io le finali le ho sempre vinte. Ma lui non mi fece entrare…”
Cos’è per te la romanità?
“Io me la rivedo quando facevo gol per 70 metri fino in fondo alla curva, fino al ‘fosso’, per essere il più vicino possibile ai tifosi. Una gioia autentica, anche senza vincere niente.”